Il Piccolo Lord (Little Lord Fauntleroy), film del 1980 diretto da Jack Gold con Rick Schroeder e Alec Guinness
Ah, “Il Piccolo Lord” quel film in cui un bambino americano trasforma un nobile britannico scontroso in un nonno bonario, semplicemente esistendo. La trasformazione dell’anziano Lord Dorincourt è certamente un colpo di fortuna per lui, ma per il resto di noi? Ebbene, ci troviamo bloccati con un protagonista così edulcorato che potrebbe anche essere confuso per un sacchetto di zucchero.
Cedric, o “Il Piccolo Lord,” è praticamente un angelo in calzini e culottes. È così perfetto nel suo ruolo di catalizzatore del buon umore che quasi ti aspetti che appaiano ali e aureola da un momento all’altro. Parla come se fosse uscito da un romanzo del 19° secolo, e a volte ti viene voglia di mettergli un calzino in bocca, solo per evitare di sentire un altro “Oh, caro nonno” o “Sì, signore.”
Il film va a tutto gas nell’incanalare la nostalgia dell’epoca vittoriana, un periodo in cui, a quanto pare, i bambini erano piccoli adulti in miniatura che non sapevano cosa fosse una PlayStation. Mentre assistiamo a lezioni morali imbevute di tè e cravatte, ci rendiamo conto che Cedric è meno un personaggio e più un mezzo per redimere tutti gli adulti intorno a lui.
Quindi sì, se cercate un film che vi faccia sentire come se foste intrappolati in una cartolina di Natale per 102 minuti, “Il Piccolo Lord” fa al caso vostro. Altrimenti, potreste voler conservare i vostri calzini per un uso più pratico.
LA TRAMA
Ah, l’improbabile trama di “Il Piccolo Lord”, che sembra quasi una favola uscita dal reparto di marketing di una fabbrica di biscotti. Il nostro piccolo protagonista, Cedric, è un ragazzino americano comune che scopre di essere l’erede di un’enorme fortuna e di un titolo nobiliare in Inghilterra. Cosa c’è di più realistico di un ragazzino americano che diventa un aristocratico inglese, giusto?
Una volta arrivato sul suolo britannico, Cedric incontra il suo burbero e distante nonno, Lord Dorincourt, che ha più simpatia per il suo setter irlandese che per la maggior parte degli esseri umani. Ma ahimè, l’irresistibile fascino del Piccolo Lord fa breccia anche nel cuore di pietra di questo anziano nobile.
Nel frattempo, Cedric incanta praticamente chiunque incontri, dai servitori ai vicini, come se avesse un incantesimo di “charme” che lo rende irresistibile. E guarda un po’, nel giro di un’ora e mezza, il vecchio Lord si trasforma in un filantropo che fa doni a orfanotrofi e canta canzoni natalizie come se fosse stato colpito da una sorta di magia natalizia. O forse è solo il potere seduttivo del Piccolo Lord e del suo inesauribile ottimismo.
Alla fine, tutto si risolve come in una fiaba di Cenerentola, ma con meno zucca e più tè. Lord Dorincourt diventa un nonno modello, Cedric diventa un lord (piccolo, ovviamente), e tutti vivono felici e contenti nel mondo di zucchero filato e arcobaleni che il film ha creato.
Sospensione dell’incredulità? Ma certo, lasciamola all’ingresso, per favore. Qui c’è solo spazio per il cuore caldo e l’animo incantato, in un film che ti fa desiderare un sequel solo per vedere se il Piccolo Lord riesce a risolvere il problema della fame nel mondo con un solo sguardo dolce e un “Per favore, signore.”
L'ATTORE (Rick Schroeder)
Ah, l’attore che interpreta il nostro inarrestabile Piccolo Lord. Prepariamoci, perché questo ragazzo è la quintessenza dell’adorabilità, tanto da far sembrare un cucciolo di golden retriever un vero duro a confronto. Con il suo caschetto dorato tanto inglese e gli occhi innocenti, è come se avessero preso tutti i concetti di “tenero” e “carino” e li avessero infilati in una giacca e un paio di calzoni alla zuava.
Il caschetto biondo del Piccolo Lord è praticamente un personaggio a sé stante nel film. Questa acconciatura impeccabilmente mantenuta sembra sempre pronta per una foto da copertina di un magazine sul “Vivere Bene all’Inglese.” Ma non lasciatevi ingannare dall’aspetto immacolato; c’è molto di più sotto quella folta chioma bionda.
Con quella capigliatura da piccolo angelo, l’attore riesce ancora a incanalare un’aura di innocenza e purità che potrebbe far impallidire un campo di margherite. E mentre le sue fattezze da cherubino potrebbero farlo sembrare più un manichino da vetrina che un bambino vero, l’interprete riesce a farci dimenticare questo dettaglio con la sua recitazione.
Quindi sì, che sia un caschetto biondo o riccioli dorati, il punto è che questo giovane attore riesce a farci sospirare di ammirazione (o forse di sopportazione, a seconda dei gusti), mantenendo viva la magia del personaggio e del film. E in un mondo dove i bambini perfetti esistono solo nei libri per l’infanzia, questo è un’impresa degna di nota.
Questo piccolo fenomeno della recitazione sembra nato per interpretare ruoli che richiedono un’innocenza cosmica e una saggezza oltre i suoi anni. Si tratta di una performance calcolata per massimizzare l’effetto “aww” per minuto. E ci riesce, oh se ci riesce. Dopo tutto, non è da tutti riuscire a rendere credibile un personaggio che sembra aver inghiottito un libro di lezioni morali del 19° secolo.
Ma non fraintendetemi: è un talento puro. Riuscire a mantenere il pubblico affascinato, mentre si è fondamentalmente una personificazione ambulante di zucchero a velo, non è impresa da poco. Il ragazzo ha carisma, anche se quel carisma è impacchettato in un involucro così dolce da farvi preoccupare per il vostro livello di zucchero nel sangue.
In breve, l’attore che interpreta il Piccolo Lord è perfettamente scelto per un ruolo che potrebbe facilmente scivolare nell’insopportabile. E per questo, dobbiamo congratularci con lui. O forse semplicemente inviare una nota di ringraziamento ai direttori del casting che hanno scoperto questo gioiellino umano. Forse hanno trovato l’unico bambino sulla faccia della Terra capace di dire frasi come “Oh, caro nonno” senza farci subito desiderare di imbavagliarlo con un calzino. Ma attenzione, anche alla dolcezza c’è un limite, e superato un certo punto, quel calzino inizia a sembrare una soluzione sempre più accattivante.
IL PUBBLICO DELLE MAMME
Ah, le mamme e il Piccolo Lord: un’accoppiata perfetta come tè e biscotti. Sappiamo tutti che le mamme hanno un debole per i bambini adorabili, e il nostro piccolo protagonista è come un missile teleguidato per i cuori materni. Il caschetto biondo, il parlare educato, il costume da lordino in miniatura—ogni dettaglio è come un’esca irresistibile gettata in un lago pieno di mamme pronte a mordere l’amo.
E non è solo l’aspetto! No, no. È il modo in cui riesce a esprimere frasi come “Oh, caro nonno” o “Veramente, signore?” con un tono così sincero che sembra che stia leggendo una cartolina di auguri Hallmark ad alta voce. Le mamme non possono fare a meno di sospirare e pensare: “Oh, se solo il mio Timmy fosse così rispettoso e affascinante!”
Ogni volta che il Piccolo Lord sorride o dà un consiglio che sembra provenire dalla bocca di un anziano saggio in miniatura, puoi quasi sentire un coro di mamme esclamare: “Che bambino meraviglioso!” È come se fosse stato progettato in un laboratorio segreto per massimizzare la sua adorabilità e il potere di far sciogliere i cuori.
Quindi, mamme, fate attenzione. Il Piccolo Lord è qui per conquistare i vostri cuori e, chi lo sa, magari anche per convincervi a comprare quella edizione speciale in Blu-ray con extra e contenuti esclusivi. Perché, alla fine, chi può resistere a un bambino così squisitamente perfetto?
PUNTI DI FORZA
Bene, passiamo ai punti di forza di questo inebriante sciroppo cinematografico. Primo fra tutti, c’è l’incanto nostalgico. “Il Piccolo Lord” è come un viaggio nel tempo che ci riporta a un’era che, sebbene mai realmente esistita così come la vediamo, è familiare e rassicurante come una coperta di lana a quadretti.
In secondo luogo, abbiamo l’interpretazione del protagonista, quel piccolo fenomeno dell’adorabilità. È il cuore pulsante del film, una calamita di simpatia così potente da attrarre ogni essere umano nel raggio di dieci metri. Soprattutto, come abbiamo già discusso, le mamme.
Terzo, il film ha una certa grazia nell’affrontare temi come la famiglia, l’amore e la redenzione senza diventare troppo pesante o melodrammatico. E ammettiamolo, vedere Lord Dorincourt passare da vecchio burbero a nonnino coccolone ha il suo fascino.
Infine, non sottovalutiamo il potere dell’ambientazione britannica. Palazzi antichi, giardini lussureggianti e un sacco di tè: tutto contribuisce a creare un’atmosfera che è quanto di più vicino al comfort visivo possiamo ottenere.
Quindi, nonostante il Piccolo Lord possa indurre a desiderare una dieta a basso contenuto di zucchero, il film ha indubbiamente i suoi punti di forza. È come una fetta di torta che sai di non dover mangiare, ma che ti fa sentire bene mentre la divori.
PUNTI DEBOLI
Ah, i punti deboli, il lato oscuro della luna per “Il Piccolo Lord”. Cominciamo con l’ovvio: il protagonista è così sdolcinato che potrebbe facilmente fungere da dolcificante artificiale. Per quanto adorabile, il suo perfezionismo rasenta l’irrealistico, e dopo un po’, inizia a sentirsi più come un archetipo che come un vero essere umano.
Poi c’è il problema della prevedibilità. Se avete visto almeno una storia di redenzione, potete praticamente prevedere ogni svolta della trama. Vecchio scorbutico incontra angelo in terra, vecchio cambia i suoi modi, tutti sono felici. È come guardare una partita di calcio quando si conosce già il risultato.
Inoltre, mentre il film potrebbe essere un successo tra le mamme e i nonni, potrebbe non avere lo stesso impatto su un pubblico più giovane o cinico. Mancano completamente tensione e conflitto reale, il che può lasciare alcuni spettatori a chiedersi dove sia il dramma o, Dio non voglia, l’azione.
E infine, non possiamo ignorare il ritmo talvolta lento. Mentre l’ambientazione e i costumi sono deliziosi, a volte si ha la sensazione che il film si soffermi un po’ troppo su dettagli minuti, come se stesse cercando di distillare ogni goccia di nostalgia da ogni scena.
Quindi, mentre “Il Piccolo Lord” ha indubbiamente i suoi momenti di fascino, è anche intriso di zucchero e prevedibilità a tal punto da rischiare l’iperglicemia narrativa. Ecco perché, per quanto adorabile, il film ha i suoi difetti che potrebbero far storcere il naso a chi cerca un po’ più di carne attorno all’osso.
SCENE DA POSTER
Ah, le scene da poster! “Il Piccolo Lord” è una vera miniera d’oro per chi ama immagini così iconiche da poterle appendere al muro. Immaginate il piccolo protagonista nella sua tenuta da lord, con quella folta capigliatura bionda (non riccioli, ricordiamolo!) e uno sguardo che potrebbe far sciogliere il ghiaccio dell’Antartide. Questa è materiale da poster di prima classe.
Poi abbiamo il grande Lord Dorincourt, con il suo aspetto imponente e lo sguardo di chi ha visto tutto e non è per niente impressionato… finché non incontra il suo nipotino, naturalmente. Una scena con entrambi, magari con un tenero abbraccio o un momento di complicità, sarebbe l’immagine perfetta per catturare l’essenza del film.
E non dimentichiamoci dei sontuosi interni e degli esterni del maniero. Un bel panorama del castello con il Piccolo Lord in primo piano, magari mentre ammira il panorama, potrebbe essere un’altra immagine da poster.
In breve, “Il Piccolo Lord” offre una varietà di momenti visivamente affascinanti che potrebbero facilmente diventare l’immagine centrale di qualsiasi stanza. Sì, sono quasi troppo perfetti, ma in un film che è una sorta di favola vittoriana, forse è proprio questo il punto.
CALZINO IN BOCCA?
Ah, i momenti che fanno pensare: “E se gli mettessimo un calzino in bocca?” In effetti, ci sono alcune scene in “Il Piccolo Lord” che fanno venir voglia di agire in tal modo, principalmente grazie al protagonista e alla sua eccessiva perfezione.
Pensiamo, per esempio, alle sue lezioni di moralità e gentilezza. Sono così cariche di virtù da sembrare quasi estratte da un manuale di educazione del XIX secolo. È quasi come se il Piccolo Lord fosse un’incarnazione della bontà talmente pura da renderlo quasi inumano, e a tratti, sinceramente irritante.
E poi ci sono i dialoghi, oh i dialoghi! Il modo in cui il Piccolo Lord parla potrebbe far pensare che sia stato educato da un consiglio di angeli e nobildonne vittoriane. È tutto così formalmente impeccabile che si potrebbe quasi immaginare lo sceneggiatore a fissare un dizionario d’epoca mentre scriveva ogni battuta.
Non dimentichiamoci delle scene in cui tutti, dai servitori ai membri della famiglia, sembrano innamorarsi istantaneamente del piccolo protagonista. Sì, è adorabile, ma anche un po’ irrealistico, quasi come se avesse qualche superpotere che lo rende irresistibile.
In breve, mentre il film ha i suoi momenti di grazia e bellezza, ci sono anche punti in cui l’idealizzazione del protagonista diventa così eccessiva da essere quasi ridicola. E in quei momenti, beh, un calzino da mettere in bocca non sembra poi una cattiva idea.