Will McBride: Ribelle con Arte – Fotografie, Sculture e Controversie

Nato nel 1931 nella cittadina americana di St. Louis, Will McBride ha fatto di Berlino il suo rifugio artistico e personale, e là ha concluso il suo viaggio terreno nel 2015. Questa traversata transatlantica ha permeato l’intera arcata della sua carriera, culminando in contributi a rinomate riviste come “Stern” ed “Esquire”. Ogni fotografia era un dialogo visivo, un intreccio sottile di influssi americani ed europei, che trascendeva la mera cattura dell’immagine per esplorare le profondità di due mondi culturalmente distinti ma inestricabilmente legati.

McBride era un osservatore nato, dotato di una capacità quasi sovrannaturale di scrutare l’anima delle persone e delle situazioni che aveva davanti all’obiettivo. Questo intuito lo resse costantemente nel suo lavoro giornalistico, un universo in cui la cattura di un singolo dettaglio poteva trasformare una notizia in una storia eterna. A dispetto della macchina fotografica, che potrebbe sembrare fredda e distante, la sua lente era un prolungamento della sua empatia; uno strumento che gli permetteva di esplorare i lati nascosti dell’umanità, rendendo ogni ritratto un affresco emotivo.

In ogni sua opera, dall’alta moda ai ritratti più intimi, il comune denominatore era sempre una sottile ma palpabile connessione umana. La sua era una fotografia che non si limitava a documentare, ma che aspirava a comprendere, a comunicare, a toccare. Era come se McBride non fosse mai veramente un osservatore esterno, ma piuttosto una parte integrante del tessuto emotivo delle storie che raccontava. Questo è il lascito indimenticabile che ci ha donato: un invito a vedere il mondo, nelle sue infinite complessità, attraverso gli occhi di chi sa cogliere la magia nascosta in ogni singolo momento.

La vita di McBride rifletteva un certo spirito ‘hippie’, in termini di libertà espressiva, sfida delle convenzioni sociali e un approccio non convenzionale alla vita. Questo spirito era evidente non solo nel suo stile di vita personale, ma anche nel suo lavoro artistico. McBride non era interessato a rappresentare una versione edulcorata o idealizzata della realtà, preferendo invece catturare la vita così com’è, con tutte le sue imperfezioni, complessità e bellezza.

Un aspetto distintivo del lavoro di McBride era il suo uso di modelli giovani e spesso maschili. Durante il suo percorso professionale, McBride ha teso una fitta rete di rapporti sia lavorativi che personali con le persone che ritraeva, un fatto che non di rado lo ha esposto a giudizi severi e a discussioni accese. Tuttavia, era impossibile negare l’integrità e la sensibilità che permeavano il suo metodo di lavoro. Gran parte delle sue opere più impattanti nasceva, infatti, da questa connessione viscerale che stabiliva con i suoi protagonisti.

McBride Will, Exhibition opening Galleria Lotti, Bologna, Italy, 1983

Pubblicazioni

Will McBride ha prodotto diverse serie di libri fotografici che rappresentano in modo esemplare il suo approccio artistico e la sua visione del mondo. In questo articolo ne ricordiamo solo alcuni, quelli più rappresentativi.

Show Me!

Pubblicato nell’ambiente culturalmente effervescente del 1974, “Show Me!” nasce dalla collaborazione tra l’autrice Helga Fleischhauer-Hardt e il fotografo Will McBride. Pensato come guida pedagogica per giovanissimi, il libro affronta i delicati temi della pubertà e della sessualità attraverso una lente audace e anticonvenzionale. Non solo testi illustrativi, ma anche immagini dirette e non edulcorate di giovani in varie fasi di maturazione fisica.

Quest’opera si prefiggeva di rendere trasparenti e comprensibili i cambiamenti fisici e psicologici che i giovani attraversano, offrendo un punto di vista esplicativo e privo di tabù. In un’epoca di crescente apertura su questi temi, il libro cercava di essere un faro di comprensione in un mare di miti e preconcetti.

Eppure, la franchezza delle immagini divenne il fulcro di una discussione pubblica ardente, che portò alla messa al bando dell’opera in diverse giurisdizioni. Da una parte, una folla di genitori e professionisti dell’educazione sollevava questioni etiche sull’esporre i più giovani a rappresentazioni così esplicite. Dall’altra, vi erano coloro che vedevano nel libro una metodologia fresca e realistica per educare alla sessualità.

In ogni caso, il dialogo intorno a “Show Me!” sottolinea la portata rivoluzionaria dell’approccio adottato, un riflesso non solo delle visioni dei suoi creatori, ma anche di un periodo storico in cui i confini della discussione culturale si stavano ampliando in modi inaspettati.

Siddhartha

Immaginare Will McBride alle prese con “Siddhartha” di Hermann Hesse è come assistere a un dialogo di luce e ombra tra due spiriti affini, ma espressi attraverso medium diversi. La scelta di adattare questa narrativa profondamente spirituale e introspectiva in un linguaggio visuale è indicativa della versatilità e della profondità del pensiero di McBride.

Il romanzo di Hesse è un testo in cui il lessico diventa paesaggio, dove le parole delineano contorni di montagne spirituali e valli emotive. Siddhartha, il protagonista, affronta una sequenza di epifanie e disillusioni, diventando il fulcro attraverso il quale ruotano questioni eternamente umane: la ricerca di sé, l’amore, il dolore, la comunione con la natura e la continua lotta per comprendere il puzzle dell’esistenza. Questo è un libro in cui ogni parola risuona come un mantra, un invito a guardare dentro e fuori di sé.

E qui entra in scena Will McBride, armato della sua macchina fotografica come uno sciamano della lente. Il suo adattamento fotografico del 1982 di “Siddhartha” è un tentativo audace e sentito di tradurre in immagini quello che Hesse aveva formulato in parole. Con il suo occhio per il dettaglio e il suo talento per catturare l’essenza umana, McBride utilizza la fotografia per mappare l’itinerario interiore di Siddhartha. Immaginiamo ritratti intensi e panorami che servono come metafore visive, rendendo palpabile la tensione tra il divino e il terreno, l’eterno e l’effimero.

McBride, come sempre, non evita le complessità o i tabù. Le sue fotografie avrebbero probabilmente esplorato gli aspetti più umani e terreni di Siddhartha: il suo conflitto interiore, le sue relazioni, la sua lotta con la sensualità e il suo cammino verso l’illuminazione. La scelta di rappresentare un testo così intriso di spiritualità indica anche l’ampiezza degli interessi di McBride e la sua predisposizione a immergersi in acque tematiche profonde e spesso sfuggenti.

Questo adattamento unisce due mondi apparentemente distinti: la narrazione letteraria di Hesse e l’occhio fotografico di McBride, entrambi in un eterno pellegrinaggio per sondare le profondità dell’animo umano. Le fotografie di McBride diventano così non solo un omaggio al testo, ma una prosecuzione del dialogo iniziato da Hesse, un dialogo che supera le barriere del tempo, del medium e, soprattutto, della semplice comprensione umana.

Coming of Age

Lanciato nel 1999, “Coming of Age” è una collezione fotografica di Will McBride che prende di mira le intricate dinamiche dell’adolescenza e il passaggio rituale all’età adulta. Accumulate attraverso un arco di tempo prolungato, le fotografie presentano un mosaico di esperienze umane, emozioni e dilemmi che marcano questa fase determinante della vita.

Oltre ad essere icone visive, le opere di “Coming of Age” funzionano come narrazioni avvincenti che sondano vari aspetti della vita adolescente, dall’amicizia e gli affetti al conflitto interiore e l’autoscoperta. Con una notevole abilità nell’immortalare momenti di vera fragilità e sincerità, McBride conferisce alle sue fotografie un impatto emotivo pronunciato e durevole.

Un’immagine potrebbe rivelare giovani intenti a navigare nel labirinto della loro sessualità emergente, mentre un’altra potrebbe incarnare l’apprensione e le tensioni inevitabili del diventare grandi. Ci sono istantanee impregnate di letizia e leggerezza, e altre, invece, immersi in uno stato di meditazione e autoanalisi.

A differenza di altri che idealizzano o addolciscono l’esperienza adolescente, McBride si dedica a ritrarla in tutta la sua autentica complessità. Le sue creazioni evidenziano la bellezza, la difficoltà e occasionalmente la durezza intrinseca nel processo di crescita, rendendo la collezione non solo un trionfo artistico ma anche una testimonianza sociale inestimabile.

Nella totalità della sua composizione, “Coming of Age” emerge come un pilastro fondamentale nel corpus artistico di McBride e un incisivo esame visuale dell’adolescenza. Grazie al suo tocco sensibile e incisivo, l’artista riesce a evocare l’essenza di un’età tanto tumultuosa quanto formante, catturando le sue sfide, i suoi aneliti e le sue aspirazioni.

Foto-Tagebuch, 1953-1961

Il volume “Foto-Tagebuch, 1953-1961” agisce come una finestra intima nel vissuto quotidiano e nell’evoluzione artistica di McBride durante questi anni fondamentali. Racchiude una varietà di immagini che vanno dai ritratti affettuosi di amici e parenti ai momenti immortalati durante i viaggi, dalle catture di eventi sociali e manifestazioni alla documentazione della sua pratica artistica. Questa collezione funge da cronaca visuale, tracciando il suo percorso sia come individuo che come creativo.

Questa raccolta di fotografie ha un valore inestimabile, rivela non solo l’opera di McBride in una fase determinante della sua vita professionale, ma evidenzia anche le sfaccettature più personali e intime del suo quotidiano. Le immagini che costituiscono “Foto-Tagebuch, 1953-1961” segnano un’epoca di maturazione e di affinamento per McBride, sia a livello artistico che personale.

Durante questi anni, l’artista stava modellando il suo inconfondibile tocco artistico e immergendosi nei temi che avrebbe in seguito continuato a disvelare, come le intricazioni dell’adolescenza, le dinamiche della sessualità e le trivialità della vita di ogni giorno. In sintesi, “Foto-Tagebuch, 1953-1961” non solo è un’immersione nell’itinerario di crescita di McBride come artista, ma offre anche una lente attraverso cui osservare il suo percorso personale e il suo intreccio creativo.

I, Will McBride

I, Will McBride” (1997) agisce come un viaggio visuale attraverso l’intera carriera di McBride, delineando l’artista sia attraverso la lente della sua arte che attraverso i suoi commenti scritti. Più che una semplice antologia delle sue creazioni più notevoli, il libro si configura come un’autobiografia in immagini, un diario intimo che narra le metamorfosi del suo essere e del suo stile artistico.

La collezione viene arricchita dalle considerazioni personali di McBride, dettagliati commentari che incorniciano e approfondiscono ogni fotografia. Questi testi narrativi agiscono come lenti di ingrandimento, focalizzando l’attenzione del lettore sui momenti emotivi, sui pensieri sottili e sulle circostanze che hanno catturato l’immaginazione dell’artista durante varie stagioni della sua esistenza e del suo iter professionale. In questo connubio tra visualità e lingua, emerge una visione sfaccettata di McBride: uno sguardo che indaga non solo la sua evoluzione artistica, ma anche le tessere più nascoste del suo mosaico esistenziale, i legami che lo hanno formato e gli episodi umani che hanno lasciato un’impronta.

L’opera si presenta come un compendio eclettico, un catalogo che varia dal reportage fotografico ai ritratti di compostezza formale, sino ad arrivare a immagini saturate di un pathos discreto ma penetrante. McBride non omette di inserire immagini che hanno catturato momenti storici e sociali di rilievo, così come scatti che sondano argomenti quali la sessualità, le relazioni umane, e le varie forme dell’amore.

Nell’insieme, “I, Will McBride” è una testimonianza potente, una summa visuale e testuale che proietta una luce intima e ponderata sull’opera e la vita di un’icona artistica del XX secolo. Immagini e parole convergono in una narrazione che diventa al contempo un inestimabile documento del suo corpus artistico e una meditazione acuta sul suo viaggio umano e creativo.

Scultore e Pittore

Will McBride emerge come un artista dai molteplici talenti, una figura che non si è accontentata di esprimersi in un solo mezzo. Le sue iniziali esperienze formative negli Stati Uniti lo hanno visto affinare le sue abilità nella pittura e nell’illustrazione presso accademie rinomate, prima di abbandonare la terra natale per il contesto culturale diversificato della Germania. Qui, è divenuto un nome rispettato nel mondo della fotografia. Con il passaggio degli anni e la migrazione verso l’Italia nel decennio dei Settanta, McBride ha esteso i confini della sua creatività. Non ha solo continuato a catturare momenti con la sua lente, ma ha anche riaperto il capitolo della pittura e inaugurato una nuova avventura artistica nel campo della scultura.

Pur non ottenendo la stessa notorietà delle sue opere fotografiche, le sue realizzazioni tridimensionali hanno ugualmente trovato una casa in alcune esposizioni curate, arricchendo così il mosaico delle sue identità artistiche.

Sebbene le sue creazioni scultoree non godano dello stesso riconoscimento delle sue immagini catturate su pellicola, esse hanno nondimeno trovato spazio in selezionate esposizioni, aggiungendo un’altra sfumatura alla sua identità di artista complesso. Ad esempio, nel 1991 ha presentato una mostra di scultura, pittura e fotografia alla Galleria Brochier di Monaco. Inoltre, negli anni ’80 ha realizzato alcune sculture presso le Fonderie Tommasi e Belfiore di Pietrasanta, in Italia, e ha partecipato a diverse mostre nella regione.

Tra le sue opere scultoree più note c’è “No War! Monument”, una grande installazione di scultura e pittura a cui ha iniziato a lavorare nel 1995. Quest’opera riflette il suo impegno a lungo termine nei confronti di temi sociali e politici, un aspetto importante del suo lavoro in tutti i campi artistici in cui è stato attivo.

RAGAZZO, 1983 - bozzetto, gesso, cm. 170x65x64
RAGAZZO, 1983 - bronzo; cm. 170x65x64

Will McBride si manifesta come un’entità artistica in continuo mutamento, una figura che ha saputo disegnare archi estetici e concettuali attraverso una molteplicità di medium: dalla fotografia alle arti visive come la pittura e la scultura, fino all’illustrazione. Il suo linguaggio artistico è stato uno di audace dissenso, un’indagine intransigente nei meandri di temi socialmente delicati come la pubertà, la sessualità e i conflitti bellici.

Questo spirito indomito ha permeato l’intero corpus del suo lavoro, rendendolo un faro culturale nel panorama del XX secolo. La sua predisposizione all’anticonformismo non si è limitata ai soli argomenti che ha scelto di trattare, ma ha influito profondamente nella scelta dei medium espressivi. McBride non si è mai confinato in una sola categoria, ma ha dimostrato una camaleontica versatilità, oscillando tra fotografia, pittura, scultura e illustrazione come se ciascuna fosse una stanza diversa della stessa casa creativa.

È nella scultura e nella pittura, forse, che il suo talento poliedrico trova una sorta di culmine, incarnando una continua metamorfosi artistica e un impegno etico che non conosce tregua. Anche quando ha deciso di esplorare la terza dimensione o di mescolare i pigmenti sulla tela, l’intento di McBride è sempre stato quello di sondare e dissezionare temi di rilevanza sociale e politica.

Il legato di Will McBride è una cronaca estetica del nostro tempo, un mosaico di espressioni artistiche che si fondono in una narrazione unitaria, una sorta di sinfonia visuale e concettuale che rimane come testimonianza imperitura della sua abilità e del suo inestinguibile desiderio di cercare verità e bellezza attraverso l’arte. Il suo lavoro è un dialogo aperto con la cultura e la società, un confronto che sopravvive all’artista stesso, continuando a interpellarci e sfidarci, mantenendo sempre viva la sua risonanza e la sua rilevanza.

Marco Mattiuzzi

By Marco Mattiuzzi

Artista poliedrico, ex docente e divulgatore, ha dedicato anni all'arte e alla comunicazione. Ha insegnato chitarra classica, esposto foto e scritto su riviste. Nel settore librario, ha promosso fotografia e arte tramite la HF Distribuzione, azienda specializzata nella vendita per corrispondenza. Attualmente è titolare della CYBERSPAZIO WEB & STREAMING HOSTING. Nel 2018 ha creato il gruppo Facebook "Pillole d'Arte" con oltre 65.000 iscritti e gestisce CYBERSPAZIO WEB RADIO dedicata alla musica classica. Collabora con diverse organizzazioni culturali a Vercelli, tra cui Amici dei Musei e Artes Liberales.
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