La figura di Saffo, originaria dell’isola di Lesbo e vissuta nella seconda metà del VII secolo a.C., emerge nella storia come la prima grande poetessa del mondo antico occidentale. La sua figura ha assunto una dimensione quasi mitica, mantenendo al contempo una risonanza contemporanea, poiché la sua opera, immersa in un linguaggio universale, sfugge alle barriere temporali.
Saffo, immersa nel culto di Afrodite, era a capo di un tiaso, un’associazione religiosa dell’Antica Grecia che si dedicava al culto di una divinità. In questo contesto, giovani fanciulle provenienti dalle famiglie più distinte le venivano affidate per ricevere un’educazione che preparasse al matrimonio. L’insegnamento offerto nel tiaso spaziava dalla poesia al canto, dalla danza alla raffinatezza del comportamento, culminando nella ricerca della bellezza e nell’educazione all’amore in tutte le sue forme.
Le fonti storiche suggeriscono che all’interno di questo ambiente esclusivamente femminile si sviluppassero legami intimi e carichi di sensualità, sia tra le discepole stesse che tra loro e Saffo. Va notato che, in quel periodo, i rapporti omosessuali erano visti come un passaggio preparatorio all’amore eterosessuale, destinato a sfociare nel matrimonio, un’idea riflessa ampiamente nella letteratura e nell’arte dell’epoca, come si evince dalle decorazioni parietali e dai vasellame coevi.
La data della morte di Saffo non è nota, ma attorno a questa si è sviluppata una leggenda, ripresa anche da Leopardi nel suo “Ultimo canto di Saffo”. Secondo il mito, dopo essere stata respinta da Faone, l’uomo che amava, Saffo si sarebbe suicidata gettandosi dal promontorio di Leucade.
Faone, la figura chiave di questo racconto, era un anziano battelliere che, in seguito ad un atto di gentilezza verso una vecchia donna – in realtà Afrodite travestita – ricevette in dono un unguento che lo rese giovane e bello. Questo cambiamento suscitò l’amore di tutte le fanciulle di Lesbo, compresa Saffo, che però venne presto trascurata da Faone a favore di un’altra giovane.
La storia di Saffo e Faone è stata reinterpretata in varie forme artistiche, tra cui spicca la commedia “Saffo e Faone” di John Lyly, datata 1584 e ambientata a Siracusa. In questa opera, Venere, equivalente romano della greca Afrodite, arriva a Siracusa per umiliare Saffo, allora regina della città. Venere dona a Faone una bellezza tale che tutte le dame di corte, compresa Saffo, se ne innamorano. L’amore tra Saffo e Faone sembra reciproco, fino a quando un incidente fa innamorare Venere di Faone. La commedia si conclude con il giovane battelliere che abbandona la Sicilia, mentre Cupido, invaghitosi di Saffo, la adotta come sua nuova madre.
l mito di Saffo ha ispirato numerosi artisti, che hanno interpretato la sua figura attraverso le lenti del loro tempo, arricchendo così il patrimonio culturale legato a questa poetessa, il cui fascino sembra destinato a perdurare nel tempo.
Chiudiamo con una poesia di Saffo, tradotta da Salvatore Quasimodo, che cattura l’essenza del suo spirito poetico:
Tramontata è la luna
e le Pleiadi a mezzo della notte;
anche giovinezza già dilegua,
e ora nel mio letto resto sola.
Scuote l’anima mia Eros,
come vento sul monte
che irrompe entro le querce,
e scioglie le membra e le agita,
dolce amara indomabile belva.
Ma a me non ape, non miele;
e soffro e desidero.