In un’epoca dominata dalla frenesia e dal costante tumulto, la poesia emerge come un potente strumento di riflessione e critica sociale. L’arte, in tutte le sue forme, ha la capacità di catturare l’attenzione e invitare all’introspezione.
La recente composizione di Marco Mattiuzzi, che narra dell’abbattimento di un albero e si accompagna a una fotografia evocativa, serve come monito sulla nostra relazione con l’ambiente. Il tronco mozzato, con i cerchi del suo vissuto, diventa un simbolo di vita, di tempo e di responsabilità.
Eco dell’Ottocento, Mattiuzzi unisce estetica e critica sociale. La sua poesia, evocando emozioni e stimolando riflessioni, diventa un veicolo per comunicare la fragilità del nostro rapporto con la natura.
Nel silenzio dei cerchi di un albero abbattuto, risuona un appello: un invito a rispettare, riflettere e, idealmente, cambiare. La poesia ha il potere di costringere il lettore a fermarsi e a reagire. Come il pittore crea immagini evocative, il poeta dipinge paesaggi emotivi che sfidano la coscienza collettiva.
In un mondo minacciato da deforestazione e cambiamento climatico, il monito poetico è essenziale. Se il progresso soffoca le voci della natura, la poesia può essere la bussola che ci guida verso una direzione più rispettosa.
Come diceva Baudelaire, “La poesia ha più di un arcano”. Qui, l’arcano si svela come un monito. La speranza è che opere come quella di Mattiuzzi possano risvegliare le coscienze e ispirare un futuro più armonioso.
L’arte di Mattiuzzi, sia in poesia che in fotografia, è un riflettore sulla nostra epoca, una sveglia che ci chiama a risvegliarci dal torpore e a cercare un equilibrio con il mondo che ci circonda. In tempi critici, artisti come lui sono fondamentali per illuminare la via della consapevolezza e dell’azione.
© Veritas Artifex
"Echi Silenziosi di un Legno Caduto"
Tra i cerchi di una storia antica,
Là dove il tempo aveva segnato il passo,
Un albero regnava, maestoso e unico,
Simbolo di vita, forza e legame.
Con le sue radici ben piantate nel suolo,
Narra di stagioni, sogni e memorie,
Ogni cerchio un anno, ogni anno una storia,
Una danza lenta di vita e di gloria.
Ma la mano dell’uomo, nell’ombra s’aggira,
Portando con sé ambizione e desiderio,
Quella mano che tocca, che prende, che fende,
Abbattendo la sentinella del bosco.
Là, nella luce chiara di un pomeriggio mesto,
Il tronco, ora esposto, rivelò il suo segreto,
I cerchi, come ferite, gridavano al cielo,
Raccontando di giorni vissuti, ora persi per sempre.
Il silenzio si sparse, pesante e profondo,
La natura in lutto per la sua creatura caduta,
Ma nell’ombra di quella mano violenta,
Un monito sussurrava al cuore dell’uomo.
“Guarda ciò che hai fatto, pensa a ciò che hai perso,
Ogni albero abbattuto è un pezzo di noi che se ne va.
Ma nel cuore della natura, la speranza non muore,
Che l’uomo possa imparare, prima che sia troppo tardi.”