Peter Hujar: Ritratti di Vita e Morte alla Biennale 2024 – Fotografia, Fama e Memento Mori

Alla Biennale di Venezia 2024, l'opera di Peter Hujar esplora la fugacità della vita e il desiderio di immortalità attraverso ritratti e memento mori.

Nel contesto della 60a Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, la mostra “Peter Hujar: Portraits in Life and Death”, presentata come evento collaterale, rappresenta una delle proposte più profonde e inquietanti. Attraverso il magistrale uso della fotografia in bianco e nero, Hujar ci invita a una meditazione sulla vita, la morte e il ricordo, esplorando i temi universali della mortalità e della persistenza della memoria.

Sin dai suoi esordi nella scena artistica newyorkese degli anni ‘60 e ‘70, Peter Hujar si è distinto per la sua capacità di catturare l’essenza umana con una sensibilità unica. Se da un lato, ha immortalato figure di spicco della cultura del tempo — artisti, scrittori e intellettuali come Susan Sontag, Fran Lebowitz, e John Waters — dall’altro, ha diretto il suo obiettivo verso luoghi oscuri come le catacombe di Palermo, ritraendo i corpi mummificati lì conservati. Questo accostamento visivo tra viventi e defunti, tra icone culturali e mummie silenti, non è una coincidenza: è una riflessione deliberata sulla fugacità dell’esistenza e sul desiderio umano di lasciare un segno.

Il Bianco e Nero: L’essenza del visibile e l’intensificazione dell’emotività

Uno degli elementi più potenti della mostra è l’uso del bianco e nero, una scelta stilistica che porta con sé molteplici significati. Il bianco e nero, spesso percepito come “limitante” rispetto alla fotografia a colori, riesce invece a restituire una gamma di sfumature emotive e visive incredibilmente ricca. Eliminando la “distrazione” del colore, Hujar distilla l’immagine fino alla sua essenza più pura. È in questo modo che il bianco e nero riesce a sottolineare dettagli altrimenti marginali: la texture della pelle, la piega di un abito, l’intensità di uno sguardo. Il bianco e nero diventa quindi uno strumento per far emergere l’introspezione e il silenzio delle immagini.

Nella serie dei ritratti, questa scelta amplifica l’intimità delle fotografie. Volti noti, resi eterni in uno scatto, vengono spogliati dell’aura glamour tipica della fama. Non ci troviamo di fronte a personaggi catturati in pose ufficiali, bensì a momenti di vulnerabilità, di riflessione o di quiete. Le celebrità ritratte da Hujar sembrano quasi inconsapevoli della loro notorietà, più concentrate sulla loro interiorità che su come verranno percepite all’esterno. Questo permette allo spettatore di vedere oltre il “mito” e di entrare in contatto con la fragilità umana che accomuna tutti, famosi o meno.

Ritratti della Fama e la Mummificazione Digitale

Questi ritratti di personaggi celebri assumono una rilevanza ancora maggiore quando messi in relazione con il concetto di immortalità. Se da un lato Hujar cattura la loro essenza in vita, dall’altro crea una sorta di “memoria collettiva” che sopravviverà ben oltre la loro esistenza fisica. Quando queste figure non ci saranno più, saranno le loro immagini — scattate da artisti come Hujar — a mantenere vivo il loro ricordo. La fotografia diventa così un processo di mummificazione digitale, un modo per preservare ciò che è destinato a svanire, permettendo alle immagini di continuare a esistere anche dopo la scomparsa dei soggetti ritratti. Questo desiderio di immortalità, comune a tutti, trova nella fotografia un mezzo eccezionale per fermare il tempo e dare una forma eterna a ciò che, per sua natura, è transitorio.

I ritratti di Hujar diventano quindi parte di una narrazione più grande, dove la memoria e il ricordo assumono una nuova dimensione. Attraverso le immagini, lo spettatore è invitato a riflettere su ciò che rimane di una persona una volta che essa è scomparsa fisicamente: la sua immagine, il suo contributo alla cultura, la sua impronta nel mondo. L’artista cattura così la tensione tra l’essere e il divenire, tra ciò che è temporaneo e ciò che è destinato a durare.

Le Catacombe di Palermo: Il Memento Mori come confronto con l’inevitabile

Accanto ai ritratti vividi di personalità in vita, la mostra introduce lo spettatore a un’altra realtà: le fotografie delle catacombe dei Cappuccini di Palermo, scattate nel 1963. Queste immagini di corpi mummificati, esposti in nicchie e scaffali, offrono una riflessione sul tema del memento mori. Le figure, avvolte nel silenzio e nella polvere, sono lì a ricordarci la nostra inevitabile fine.

Queste immagini hanno un sapore macabro, ma Hujar non indulge mai nel sensazionalismo. Al contrario, la loro bellezza sta nella loro compostezza e dignità. Le mummie, vestite con abiti ormai logorati dal tempo, sembrano sospese tra due mondi: quello dei vivi e quello dei morti. L’incontro tra la vita e la morte diventa tangibile e visibile. Il fascino per il macabro, in questo caso, non è fine a sé stesso, ma è parte di una riflessione più ampia su ciò che rimane di noi dopo la morte. C’è una strana attrazione verso queste immagini, come se ci spingessero a confrontarci con ciò che preferiamo spesso ignorare: la nostra mortalità.

Questa attrazione verso il macabro si collega direttamente al desiderio di trovare risposte sull’aldilà. Il memento mori, che originariamente fungeva da ammonimento spirituale, diventa qui un punto di partenza per una riflessione personale. La fotografia in bianco e nero di Hujar ci spinge a riflettere non solo sulla morte, ma anche sulla vita e sulla memoria: cosa resta di noi? Come verrà ricordata la nostra esistenza? La vita si dissolve, ma l’arte riesce a imprigionare in qualche modo un frammento di ciò che siamo stati.

La Fotografia come Testimone Eterna: Vita, Morte e Memoria

In questa mostra, Peter Hujar non ci offre solo una contemplazione della vita e della morte, ma ci invita a riflettere sul potere della fotografia come testimone e custode di entrambe. L’accostamento tra i ritratti di personaggi celebri e le immagini delle mummie è un richiamo alla fragilità dell’essere umano: né la fama, né il successo possono proteggerci dall’inevitabile. Tuttavia, Hujar ci mostra anche che l’arte — e in particolare la fotografia — ha la capacità di preservare la memoria e di trasformare il temporaneo in qualcosa di eterno.

Mentre i corpi nelle catacombe di Palermo giacciono immobili, persi nel tempo, i ritratti delle celebrità in vita, congelati nella loro bellezza e vulnerabilità, ci ricordano che anche loro, un giorno, seguiranno lo stesso destino. Eppure, le loro immagini, come le fotografie nelle catacombe, rimarranno per sempre come tracce visibili di ciò che sono stati. L’arte, in questo senso, diventa il mezzo attraverso il quale cerchiamo di raggiungere una forma di immortalità, un modo per continuare a esistere nella memoria degli altri anche dopo che non ci saremo più.

Il Bianco e Nero come soglia tra Vita e Morte

“Peter Hujar: Portraits in Life and Death” è una mostra che va oltre la semplice esposizione di fotografie. È un dialogo tra il presente e l’eternità, tra la vita e la morte, tra l’essere e il ricordare. Il bianco e nero diventa la soglia attraverso cui questi due mondi si incontrano, permettendo allo spettatore di riflettere su ciò che resta di noi una volta che non ci siamo più.

La mostra è un invito a confrontarsi con l’inevitabile fine, ma anche con il potere dell’arte di preservare la nostra essenza, di custodire una traccia di ciò che siamo stati, in un fragile equilibrio tra il fugace e l’eterno.

Marco Mattiuzzi
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By Marco Mattiuzzi

Artista poliedrico, ex docente e divulgatore, ha dedicato anni all'arte e alla comunicazione. Ha insegnato chitarra classica, esposto foto e scritto su riviste. Nel settore librario, ha promosso fotografia e arte tramite la HF Distribuzione, azienda specializzata nella vendita per corrispondenza. Attualmente è titolare della CYBERSPAZIO WEB & STREAMING HOSTING. Nel 2018 ha creato il gruppo Facebook "Pillole d'Arte" con oltre 65.000 iscritti e gestisce CYBERSPAZIO WEB RADIO dedicata alla musica classica. Collabora con diverse organizzazioni culturali a Vercelli, tra cui Amici dei Musei e Artes Liberales.
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