Nelle stanze silenziose della Cittadelladarte, dove l’arte e l’umanità si fondono in un incanto perpetuo, si trova l’opera che riflette non solo la realtà, ma anche l’osservatore. Michelangelo Pistoletto, un nome che incarna la creatività e la sperimentazione, ha forgiato mondi all’interno di superfici specchianti, creando un infinito di possibilità in cui il visitatore diventa parte integrante dell’opera.
Quando ci troviamo di fronte a una delle opere specchianti di Pistoletto, il confine tra osservatore e opera si oscura, si dissolve. In un atto di impulso, moderno e forse un po’ irriverente, decidiamo di fare un selfie. Ma cosa accade in quel momento? C’è una simbiosi, un incontro tra due mondi, o si tratta di un audace atto di confronto con l’artista stesso?
Se decidiamo di etichettare questo gesto come un’operazione artistica, allora forse quello che emerge è un dialogo inaspettato tra l’artista e l’osservatore, un dialogo silente ma eloquente. Il selfie diventa un’appendice dell’opera, una pagina aggiunta a un libro che non avrà mai una conclusione definita. È come se, attraverso questo atto, l’osservatore prendesse parte al processo creativo, rendendo l’opera un progetto a quattro mani, un collage di aspirazioni, di estetiche e di sguardi.
Tuttavia, potrebbe anche essere interpretato come un desiderio inconscio, ma neppure tanto, di confrontarsi con la grandezza dell’artista. In questo senso, il selfie diventa un punto di confronto, una misura della distanza tra l’artista e l’osservatore, ma anche una celebrazione dell’arte stessa, nella sua capacità di suscitare emozioni e scatenare riflessioni.
E allora, se il selfie è un gesto di audacia, è anche un atto di umiltà. C’è il riconoscimento che l’arte, nella sua infinita complessità, ci invita a partecipare, a diventare protagonisti in un dramma che non ha inizio né fine, ma che è costantemente in divenire.
In questa simbiosi, l’osservatore si ritrova a navigare tra le acque calme e tumultuose dell’arte contemporanea, portando con sé una parte dell’opera, una parte che sarà eternamente sua, eppure condivisa con chiunque altro attraversi il confine tra realtà e riflessione, dentro e fuori dallo specchio.
Il selfie, quindi, non è solo un frammento temporaneo in un mondo digitale; è una dichiarazione, un pensiero immortalato, che sussurra nel silenzio: “Ero qui, in questo preciso istante, e sono diventato parte dell’opera, parte della storia.”
Non sappiamo se Michelangelo Pistoletto avrebbe approvato o meno, ma una cosa è certa: nel momento in cui il nostro smartphone ha fatto clic, ci siamo immersi, anche solo per un attimo, in un universo parallelo dove l’arte e la vita danzano in un abbraccio senza fine.
E così, mentre usciamo dalla Cittadelladarte, una domanda rimane sospesa nell’aria, come una nota in una sinfonia incompiuta: chi, tra l’artista e l’osservatore, ha davvero completato l’opera? La risposta, forse, è celata in quella fragile superficie specchiante, dove la realtà e la finzione si fondono in un enigma che solo il tempo potrà svelare.
Se avete apprezzato il viaggio tra le superfici specchianti e le interrogazioni silenziose nel primo articolo, vi invito a proseguire nell’avventura. Ma questa volta, il percorso si fa più personale. Invece di rimanere osservatori esterni, ci immergiamo completamente nell’esperienza, divenendo noi stessi parte dell’opera.
Abbiamo esplorato l’idea di simbiosi artistica e interrogato i confini tra l’artista e l’osservatore. Ora, è tempo di gettare un occhio più da vicino, di addentrarsi nei meandri del nostro rapporto con l’arte e con noi stessi.
Così come l’opera di Pistoletto riflette non solo la nostra immagine ma anche le nostre emozioni e pensieri, il prossimo articolo rappresenta un tentativo di svelare quelle riflessioni interiori, quelle sensazioni ed emozioni che emergono solo quando ci troviamo faccia a faccia, o meglio, “specchio a specchio” con la grandezza artistica.
Preparatevi a un nuovo capitolo in questo dialogo con l’arte, uno più intimo e forse, più svelatore.
Dall'Esterno all'Intimo: Un Percorso Inaspettato nell'Arte di Michelangelo Pistoletto
Cammino nelle stanze avvolte nel silenzio della Cittadelladarte, un luogo in cui l’arte e l’umanità coesistono come parole in una poesia inedita. Ecco che mi ritrovo davanti a un’opera specchiante di Michelangelo Pistoletto. Guardo l’opera e vedo me stesso riflesso in essa, confuso tra la realtà e l’arte. In un atto quasi automatico, prendo il mio smartphone e scatto un selfie.
In quell’istante, mi chiedo: cosa ho appena fatto? È un atto di creazione artistica oppure di intrusione? L’opera di Pistoletto diventa per simbiosi un’opera a quattro mani, oppure ho appena sovrapposto il mio desiderio di confrontarmi con la grandezza dell’artista?
Se decido di considerare il mio gesto come un’operazione artistica, allora ciò che scaturisce è un dialogo muto ma profondo con l’artista. La fotografia diventa un’estensione dell’opera, un capitolo aggiunto a una storia in continua evoluzione. Ecco che l’opera specchiante diventa una tela su cui proiettare non solo la visione dell’artista, ma anche la mia. Sembra quasi come se, in quel momento, Pistoletto ed io stessimo collaborando, mescolando le nostre estetiche e i nostri punti di vista in una composizione complessa e mutevole.
D’altro canto, potrebbe anche essere un mio desiderio inconscio di misurarmi con l’artista. Il selfie, in questo caso, diventa un modo per testare i limiti del mio ruolo come osservatore e partecipante. È un’esplorazione della distanza tra me e l’artista, ma anche una celebrazione della stessa arte, che ha il potere di far emergere queste interrogazioni e di provocare un tale stato d’animo.
In questo contesto, il mio selfie è sia audace che umile. Riconosco che l’arte, nella sua sublime complessità, non è solo qualcosa da osservare da lontano, ma un’esperienza in cui immergersi completamente. Divento, anche solo per un frammento di tempo, co-creatore di un’opera d’arte che è in perpetua trasformazione.
E mentre mi allontano dalla Cittadelladarte, rimane nell’aria una domanda senza risposta, come una melodia sospesa: chi, tra me e Michelangelo Pistoletto, ha completato realmente l’opera? Forse la risposta è celata nella superficie specchiante dell’opera stessa, dove realtà e immaginazione si confondono in un enigma ancora da risolvere.