“Dichiarazione: Questo articolo, incluso l’intervista che segue, è inteso esclusivamente come un esperimento letterario e una celebrazione della narrativa gotica. Non è in alcun modo inteso per approvare o glorificare le azioni di Jack lo Squartatore o qualsiasi altra attività criminale. Il suo scopo è esplorare la macabra fascinazione che le storie gotiche suscitano nella nostra psiche, e rivisitare un elemento storico noto attraverso una lente narrativa contemporanea. La ‘voce’ di Jack in questo contesto è puramente immaginaria e costruita per scopi narrativi. Ricordiamo a tutti i lettori l’importanza di mantenere rispetto per le reali vittime di crimini violenti, nel passato e nel presente.”
Era una notte nera come pece, la pioggia scrosciava furiosamente sui tetti di Londra. Il vento ululava tra i vicoli, dando vita a melodie funeree. La luce era svanita, lasciando la città nelle grinfie dell’oscurità. In questo scenario gotico, il palcoscenico era pronto per una seduta spiritica senza precedenti: l’intervista con l’anima di Jack lo Squartatore.
Una candela danzava al centro del tavolo, gettando ombre inquietanti sulle pareti. Le mani, giunte insieme in un cerchio di attesa, tremavano leggermente. Una voce bassa e vibrante cominciò a intonare una preghiera antica, quasi dimenticata. Le parole echeggiavano nel silenzio, un richiamo alle forze invisibili.
E allora, con un sussurro che sembrava nascere dall’oscurità stessa, una presenza si fece sentire. Una voce che sembrava provenire da un altro tempo, da un altro luogo. Era lui, Jack lo Squartatore.
Il suo tono era calmo, quasi professionale. Parlando con un’insolita cortesia, descrisse le sue imprese con un dettaglio che fece rabbrividire anche i più coraggiosi. Raccontò delle notti trascorse a caccia nelle vie di Whitechapel, della sua tecnica di squartamento, descritta come un’arte tanto macabra quanto affascinante.
Le orecchie dei presenti erano rapite dalle sue parole, come in un ipnotico transe. Non c’era pietà nelle sue descrizioni, né rimorso per le sue vittime. C’era solo la fredda, metodica analisi di un artigiano al lavoro.
Eppure, nel suo racconto, emergono stralci di una Londra scomparsa. Il fumo degli opifici, il grigio delle strade, le luci intermittenti delle lanterne, le urla smorzate nel fitto della notte. È la stessa Londra che ha ispirato innumerevoli storie gotiche, un palcoscenico perfetto per le ombre della sua esistenza.
Jack parla con orgoglio del suo retaggio letterario. Si gode il fascino della sua figura nelle storie di fantasmi e nei film horror. È quasi come se si compiacesse della paura che ha instillato nelle menti delle persone, dell’influenza che ha avuto sulla letteratura gotica.
La seduta si conclude lasciando un senso di inquietudine. Nonostante la crudezza delle sue parole, Jack lo Squartatore affascina, un incantesimo nero che si dipana dal cuore dell’oscurità.
Mentre la fiamma della candela vacilla e si estingue, lasciando la stanza avvolta in un oscurità assoluta, perdura soltanto l’eco di una voce che narra racconti di una Londra distante, di un’epoca in cui la spettro della morte si aggirava per i suoi vicoli. Rimane l’eco di un incontro con uno dei personaggi più criptici e terrificanti della storia, una presenza che, malgrado il trascorrere degli anni, persiste nel nostro immaginario collettivo, un richiamo gotico all’abisso più profondo dell’essere umano.oscuro della natura umana.