Il Museo del Teatro Alla Scala e la calza ricamata
Forse non tanto noto come meriterebbe, il Museo del Teatro Alla Scala offre una scoperta affascinante, non solo agli amanti della musica, ma anche a coloro che apprezzano la storia e l’arte. Non è sempre garantita una visita completa al Museo e al Teatro: la disponibilità degli spazi dipende dagli allestimenti delle opere in corso, e durante la mia recente visita, con mio rammarico, un intero piano era chiuso al pubblico.
In questo articolo, tuttavia, non mi concentrerò tanto sui reperti storici o sulle opere esposte, quanto su alcune curiosità, dettagli che aprono uno spiraglio verso l’immaginazione…
Appoggiato a una parete si trova un ritratto del celebre compositore Giuseppe Verdi, dipinto da Achille Scalese (1813-1901). Accanto a lui sono ritratti le sue due mogli, Margherita Barezzi e Giuseppina Strepponi, e dall’altro lato l’impresario Bartolomeo Merelli.
A Merelli si deve il merito di aver presentato al giovane Verdi il libretto di Temistocle Solera, che ispirò l’opera Nabucodonosor, il cui debutto – trionfale per Verdi – ebbe luogo proprio al Teatro Alla Scala di Milano.
Il ritratto ci mostra un Verdi intorno ai quarantacinque anni, durante il soggiorno a Napoli nel periodo de Un ballo in maschera. Ha un atteggiamento severo, quasi distaccato: lo sguardo vaga verso l’infinito, assorto in pensieri privati, forse amareggiato da un’introspezione che non lascia spazio alla distrazione.
Una storia curiosa riguarda il suo primo incontro con il libretto di Temistocle Solera. Si racconta che, sconfortato dall’insuccesso dell’opera Un giorno di regno alla Scala, Verdi, rientrato a casa, gettò distrattamente il libretto su un tavolo. Nel cadere, si aprì sulla pagina dove spiccava il celebre verso “Va’, pensiero, sull’ali dorate”…
Sotto il ritratto si trova un fortepiano di manifattura viennese, precursore del pianoforte moderno. Questo strumento fu donato a Verdi nel 1832 dal suocero Antonio Barezzi, quattro anni prima che la figlia Margherita sposasse il compositore.
Il fortepiano tornò poi alla famiglia Barezzi, e passò in seguito a Giulio Gatti Casazza, già direttore della Scala, e infine a suo fratello, che lo donò al Museo.
E la calza ricamata? Abbiamo parlato di Verdi, del fortepiano, ma ancora non della calza… Questa fu trovata durante un restauro recente, nascosta all’interno della cassa armonica del fortepiano. Pare risalga all’Ottocento e reca un monogramma “S” nella parte superiore. Fu ritrovata rovesciata, come se fosse stata appena sfilata.
Ora conservata negli archivi del Museo, questa calza non ha mai svelato il proprio mistero… e così, lasciamo che la nostra immaginazione voli, che il nostro pensiero si muova, leggero, sulle ali dorate…
Marco Mattiuzzi
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