La storia dell’arte è tessuta di narrativa e mito, elementi che si intrecciano in un continuo dialogo tra passato e presente. In una mia precedente disamina, ho avuto il piacere di esplorare attraverso le tele di celebri artisti il mito della tragica morte di Giacinto. Questo giovane, amato dall’illustre Apollo, trovò la morte durante un’agone di lancio del disco, trasformato in strumento di vendetta dal dio Zefiro, anch’egli innamorato, ma non corrisposto, del bel Giacinto.
Il disco, strumento di questa tragedia, è rappresentato nelle opere con varie interpretazioni. In alcuni quadri, è un disco massiccio e pesante, ben diverso da quelli moderni usati nelle competizioni atletiche. Ma, in altri dipinti, il disco cede il posto a racchette, un dettaglio che rispecchia le evoluzioni culturali e artistiche del mito.
Questa particolare metamorfosi iconografica può essere attribuita alla versione del mito riportata da Giovanni Andrea dell’Anguillara nel XVI secolo. La sua traduzione delle Metamorfosi di Ovidio trasforma la gara di lancio del disco in un match di pallacorda, sport assai diffuso nel Rinascimento.
Nelle opere di artisti come Francesco Boneri, noto come Cecco del Caravaggio, e Giambattista Tiepolo, troviamo rappresentate racchette sorprendentemente simili a quelle moderne del tennis. Questo dettaglio non è solo un anacronismo artistico, ma una riflessione sulla natura mutevole della rappresentazione mitologica.
Il dipinto di Boneri, in particolare, sembra essere influenzato da un episodio della vita del suo maestro Caravaggio, che durante una partita a pallacorda finì per uccidere Ranuccio Tomassoni. Questa tragedia personale trova un’eco nel destino di Giacinto, come se l’arte riflettesse la realtà in modi inaspettati.
Anche l’opera di Tiepolo nasconde un significato più profondo, legato alla committenza del conte Wilhelm di Schaumburg-Lippe. Si narra che fosse dedicata alla memoria del suo amante, un musicista spagnolo appassionato di pallacorda, tragicamente morto in circostanze simili a quelle di Giacinto. In queste storie si riflette la natura universale dei miti, che, attraverso l’arte, continuano a parlare alle nostre anime, indipendentemente dal tempo e dal luogo.