Visitare il Labirinto della Masone, capolavoro concepito dall’estro di Franco Maria Ricci, non significa solo perdersi in un dedalo di verde perfetto. Questo luogo, tra i più affascinanti d’Italia, è un vero scrigno culturale, capace di fondere il senso del sublime con la provocazione intellettuale. Tra le sue stanze, mi sono imbattuto in un’esposizione dedicata al tema delle Vanitas, quelle rappresentazioni artistiche che, attraverso simboli come teschi e clessidre, richiamano la fragilità della vita umana.
Questa collezione, con il suo teatro della mortalità, appare intrisa di una teatralità dal gusto barocco, che riecheggia le atmosfere medievali ma le arricchisce di una raffinatezza estetica senza pari. Le Vanitas, come un messaggio scritto in punta di scalpello, ci ricordano che la morte non è solo il sipario che cala sulla vita, ma anche una maestra di saggezza.
Tra Cinema e Musica: Il Dialogo dei Memento Mori
Accanto a opere pittoriche come quelle di Maurizio Bottoni – la sua “Vanitas (Memento mori con mosche)” è uno straordinario esempio di simbolismo cupo e meditativo – troviamo parallelismi in altre arti. Il fotogramma dal film “Il Settimo Sigillo” di Ingmar Bergman è un esempio lampante: il cavaliere che gioca a scacchi con la Morte incarna la tensione universale tra l’uomo e l’ineluttabile. Bergman, attraverso le sue immagini, trasforma il memento mori in una narrazione vivida e quasi tangibile, capace di scuotere anche l’animo più insensibile.
Ma c’è di più: la musica, con la sua capacità di penetrare direttamente l’anima, offre un’ulteriore dimensione a questa riflessione. La “Passacaglia della vita” di Stefano Landi, compositore romano del primo barocco, è un invito a guardare la morte non con timore, ma con consapevolezza. Questo brano, che intreccia dolcezza melodica e gravità lirica, ci ricorda che la vita è un ballo effimero e che ogni passo conduce verso la fine.
Riflessioni Sulla Morte: Dal Passato al Presente
Nel mondo contemporaneo, i Memento Mori sono stati relegati ai margini della nostra coscienza collettiva. Il progresso della medicina e una maggiore aspettativa di vita hanno allontanato il pensiero della morte dalla quotidianità. Non più “sorella Morte”, come la definiva San Francesco nel Cantico delle Creature, ma un’ospite indesiderata che preferiamo ignorare.
Viviamo in una società che glorifica la giovinezza eterna, spesso a costo di nascondere ciò che è naturale. Gli anziani vengono isolati, le rughe cancellate chirurgicamente, e il tempo sembra nemico piuttosto che compagno. Tuttavia, sarebbe saggio reintrodurre i Memento Mori nel nostro dialogo interiore. Non come lugubre ossessione, ma come strumento per accettare la vita nella sua interezza e prepararci psicologicamente a ciò che inevitabilmente ci attende.
Un Invito alla Riflessione
Il Labirinto della Masone, con la sua collezione di Vanitas, le immagini poetiche di Bergman e le melodie contemplative di Landi, diventa una guida silenziosa attraverso il mistero della mortalità. Riscoprire i Memento Mori non significa indugiare nella paura della fine, ma imparare a guardare il tempo con gratitudine. Ogni respiro, ogni momento, diventa così una celebrazione della vita, fragile e splendida nella sua fugacità.
Marco Mattiuzzi
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