Maurits Cornelis Escher: L’Arte del Segno tra Illusione, Matematica e Surrealismo

Escher ha trasformato l’arte del segno in un linguaggio visivo unico, tra geometrie impossibili e mondi che sfidano la percezione.
Audio di approfondimento tratto dalla rubrica “Pillole d’Arte” di Radio Cyberspazio

L’arte di Maurits Cornelis Escher è un viaggio ipnotico attraverso l’essenza del segno, una continua riscrittura visiva del rapporto tra ordine e caos, tra il possibile e l’impossibile. Nei suoi mondi grafici, il segno non si limita a tracciare contorni o a delimitare spazi: esso si moltiplica, si ripete come in un eco matematico, ma ogni volta muta, si dissolve e si rigenera in forme nuove, essenziali eppure cariche di significato. È un segno che respira, che vive nel ritmo della tassellatura e nei paradossi della percezione.

Escher non disegna semplicemente oggetti o figure; disegna il pensiero stesso che si arrovella e si contorce nel tentativo di afferrare ciò che sfugge alle logiche ordinarie. Le sue scale infinite, gli spazi intersecati, le mani che si creano a vicenda (Drawing Hands) non sono solo giochi ottici: sono una dichiarazione poetica del fatto che la realtà non è altro che un fragile costrutto, pronto a essere sovvertito dal potere immaginifico dell’arte. Ciò che appare “giusto” e razionale, sotto il suo tocco, si spezza e si ricompone in un flusso continuo di trasformazioni, come se ogni elemento fosse sospeso tra verità e sogno.

La vicinanza di Escher al surrealismo non è tanto una questione di appartenenza a un movimento, quanto di affinità profonda: come i surrealisti, egli supera il reale per scoprire mondi nascosti, ma lo fa partendo da basi rigorosamente logiche, strutturate. Le sue opere non evocano il subconscio né si affidano al caso come in un’opera di Dalí o di Magritte; al contrario, la loro essenza sta nella precisione del calcolo, nell’ossessione per l’ordine geometrico che tuttavia finisce per disgregarsi in una dimensione onirica. È qui che il suo segno si carica di una duplice natura: da un lato, controllato e simmetrico, dall’altro, capace di stravolgere ogni schema prestabilito.

La matematica, per Escher, non è un semplice strumento o una fonte di ispirazione, ma una vera e propria alleata artistica. Egli non risolve equazioni con numeri, ma con immagini: il pensiero astratto si traduce in linee, figure e prospettive impossibili. L’arte del pensiero, in lui, diventa arte del segno. Quando rappresenta superfici che si deformano o figure che si trasformano incessantemente (Metamorphosis), Escher non sta solo mostrando una metamorfosi visiva, ma anche mentale: ci invita a considerare la realtà come un flusso continuo, una rete intricata di leggi che possono essere spezzate, aggirate, ridefinite. È come se, nel suo processo creativo, volesse farci toccare con mano il mistero stesso della struttura del mondo.

Eppure, nonostante la complessità concettuale delle sue opere, c’è una semplicità profonda nel loro impatto visivo. Guardare Relativity, con i suoi personaggi che sfidano la gravità e vivono in uno spazio privo di riferimenti assoluti, è un’esperienza immediata: prima ancora di decifrare la logica che ne sta alla base, il nostro sguardo è catturato dall’inquietante bellezza di ciò che non può essere, ma esiste. Questo è il potere del segno di Escher: renderci consapevoli che anche l’assurdo può essere organizzato, che anche l’inconcepibile può prendere forma.

Così, il segno essenziale di Escher non si accontenta di rappresentare il mondo. Lo interroga, lo reinventa, lo sfida. La sua arte non è mai un semplice esercizio di stile, ma una meditazione sulla fragilità della realtà, un dialogo tra il finito e l’infinito, dove ogni linea non termina mai davvero ma si insinua in nuove possibilità. Guardare le sue opere è come essere sospesi in un limbo tra ciò che crediamo di conoscere e ciò che, invece, rimane sempre nascosto dietro il velo della percezione. Ed è in quel limbo, nel momento esatto in cui la logica si arrende all’incanto, che Escher trova la sua vera casa.

Marco Mattiuzzi
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By Marco Mattiuzzi

Artista poliedrico, ex docente e divulgatore, ha dedicato anni all'arte e alla comunicazione. Ha insegnato chitarra classica, esposto foto e scritto su riviste. Nel settore librario, ha promosso fotografia e arte tramite la HF Distribuzione, azienda specializzata nella vendita per corrispondenza. Attualmente è titolare della CYBERSPAZIO WEB & STREAMING HOSTING. Nel 2018 ha creato il gruppo Facebook "Pillole d'Arte" con oltre 65.000 iscritti e gestisce CYBERSPAZIO WEB RADIO dedicata alla musica classica. Collabora con diverse organizzazioni culturali a Vercelli, tra cui Amici dei Musei e Artes Liberales.
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