Durante una mia visita alla città di Firenze, ebbi modo di ammirare dal vivo la “Dama dal mazzolino“, una scultura realizzata nella seconda metà degli anni Settanta del XV secolo e ormai universalmente accreditata ad Andrea del Verrocchio. Tuttavia, alcuni studiosi ipotizzano un possibile intervento di Leonardo da Vinci, allievo del grande maestro.
Questa scultura è rivoluzionaria per il taglio della figura che arriva fino ai fianchi e per l’inclusione delle braccia e delle mani, un’innovazione introdotta dalla pittura nordica nella Firenze del Quattrocento. L’opera, esposta nella mostra “Verrocchio, il maestro di Leonardo” a Palazzo Strozzi, è stata posta a confronto con altri busti privi delle braccia e delle mani, esaltando così la sua unicità e permettendo ai visitatori di apprezzare maggiormente questa caratteristica distintiva.
La “Dama dal mazzolino” incanta per la grazia e la nobiltà della posa. Le mani, che con delicatezza sorreggono un mazzolino di fiori, sembrano infondere vita alla scultura. Osservandola con attenzione, si può quasi percepirne il respiro; non ci si stupirebbe se il volto accennasse a un sorriso più marcato o se le vesti vibrassero per una leggera folata di vento.
Il volto classico della dama, senza tempo, appare antico e moderno allo stesso tempo. La posa, intrisa di tenerezza, è esaltata dalle pieghe dell’abito semplice ma raffinato nei particolari, quasi in stile barocco. La raffinatezza dell’acconciatura e la delicatezza delle mani conferiscono alla scultura la denominazione di capolavoro, capace di condurre un amante dell’arte a quell’estasi conosciuta come Sindrome di Stendhal.
Alcuni studiosi hanno intravisto una somiglianza tra la “Dama dal mazzolino” e il ritratto di Ginevra Benci, dipinto giovanile di Leonardo da Vinci. Questo ha alimentato l’ipotesi che l’allievo del Verrocchio possa aver contribuito alla realizzazione della scultura, un’operazione non inusuale nelle botteghe rinascimentali, dove il maestro spesso si avvaleva dell’opera degli allievi per le parti minori.
È plausibile che Leonardo abbia studiato proprio la posa delle mani della dama, appuntandola nei suoi quaderni come una memoria esterna. Questa ispirazione potrebbe aver influenzato le sue opere successive, evidenziando ancora una volta l’interconnessione tra maestro e allievo.
L’eterno tema delle attribuzioni difficilmente troverà tutti d’accordo e spesso crea attriti nel mondo dell’arte. Tuttavia, per noi ammiratori, la cosa più importante è poter continuare a godere della bellezza di queste grandi opere. Attribuire il giusto merito agli artefici è importante, ma ancora più fondamentale è lasciarsi commuovere alla loro vista, il miglior modo per ringraziare chi le ha create.