Una delle manifestazioni più radicali della libertà e dell’anticonformismo nei movimenti hippy era l’adozione del naturismo e la sfida ai tabù sessuali e di genere. Queste comunità, cercando di spogliarsi dei vincoli sociali e culturali, abbracciavano un’espressione aperta e non repressa del corpo e della sessualità. In teoria, queste pratiche miravano a creare un clima di accettazione e liberazione, in cui ogni individuo potesse vivere e esprimere liberamente la propria identità e il proprio desiderio.
Ma l’utopia, come spesso accade, si è scontrata con la realtà. Non tutti gli individui si sentivano a proprio agio con queste pratiche, che potevano sembrare invasive o destabilizzanti. Le dinamiche di potere e le asimmetrie sociali non scomparivano semplicemente perché la comunità decise di ignorarle. Anzi, in assenza di regole chiare e del rispetto dei confini personali, potevano persino emergere nuove forme di costrizione e sfruttamento.
Il rispetto dei confini personali, in particolare, divenne un problema notevole. In assenza di norme condivise e stabili, le questioni di consenso potevano diventare confusamente ambigue, creando potenziali situazioni di abuso. Mentre alcune persone prosperavano in questo clima di libertà apparentemente illimitata, altre si sentivano esposte e vulnerabili.
Il tentativo delle comunità hippy di abbattere i tabù sessuali e di genere ci offre una preziosa lezione. La libertà sessuale e di espressione di genere è un obiettivo nobile, ma non può prescindere dal rispetto dei confini personali e dal consenso reciproco. L’utopia del naturismo e della liberazione sessuale, così come è stata immaginata dalle comunità hippy, può sembrare frantumata, ma la lotta per un’espressione libera e rispettosa della sessualità e del genere continua.