La tassazione delle successioni è una questione complessa, che tocca non solo aspetti economici ma anche storici, culturali e sentimentali. Al centro del dibattito, c’è una domanda fondamentale: è giusto tassare beni che, in effetti, sono già stati sottoposti a imposizione fiscale?
Consideriamo la seguente situazione: una persona, nel corso della sua vita, ha acquistato una proprietà – una villa storica, un palazzo, un castello – ha pagato l’IVA, ha pagato le tasse sulla proprietà e, ogni anno, ha pagato l’IMU. All’interno di queste dimore sono contenute collezioni d’arte, anch’esse già tassate al momento dell’acquisto. Alla morte del proprietario, questi beni passano agli eredi, che devono pagare una tassa di successione.
Qui sta il paradosso: si tassa una seconda volta qualcosa che è già stato tassato. E, se gli eredi non possono permettersi di pagare l’elevato importo delle tasse di successione, cosa succede? Sono costretti a vendere.
Le conseguenze di questa realtà sono pesanti. Quando si tratta di ville storiche, palazzi e castelli, non stiamo parlando solo di edifici, ma di pezzi della nostra storia e del nostro patrimonio culturale. Essi custodiscono affreschi, mobili antichi, collezioni d’arte – testimonianze inestimabili del nostro passato. Quando queste proprietà vengono vendute, è molto probabile che vengano smembrate: le collezioni d’arte vengono disperse, le strutture vengono ristrutturate o addirittura demolite. Il patrimonio culturale italiano si dissolve, perso per sempre o, nel migliore dei casi, finito all’estero.
Inoltre, questi edifici spesso sono legati a famiglie che li hanno posseduti per generazioni e che hanno dedicato tempo, energie e risorse al loro mantenimento e restauro. Per loro, perdere queste proprietà a causa delle tasse di successione non è solo una perdita finanziaria, ma un colpo al cuore, un distacco doloroso da una parte della loro storia familiare.
Questo non vuol dire che le tasse di successione dovrebbero essere completamente eliminate. Sono una fonte importante di entrate per lo Stato e, se ben calibrate, possono contribuire a ridurre le disuguaglianze. Tuttavia, è necessario rivedere la loro applicazione, soprattutto quando si tratta di patrimonio culturale.
Dovrebbe essere introdotta, ad esempio, una sorta di esenzione o sgravio fiscale per quelle proprietà che hanno un valore storico o artistico. Questo non solo permetterebbe alle famiglie di mantenere queste proprietà, ma incentiverebbe anche la loro conservazione e il loro restauro. Allo stesso modo, le collezioni d’arte potrebbero essere parzialmente o totalmente esentate dalle tasse di successione, a condizione che rimangano accessibili al pubblico.
La tassazione delle successioni, così come è attualmente concepita, è assurda e dannosa. È tempo di rivedere questa pratica, non solo per garantire l’equità fiscale, ma anche per preservare il nostro inestimabile patrimonio culturale.