Nel corso dell’Ottocento, si afferma vigorosamente un genere pittorico che sceglie come soggetti le scene della vita quotidiana. Questi dipinti, come vivide finestre sul passato, guardati con il senso estetico contemporaneo, possono talvolta apparire eccessivamente dolci, quasi stucchevoli, ritraendo una società idealizzata, imprigionata in ruoli che all’epoca sembravano eterni e inalterabili.
Difficile è immergersi completamente nei sentimenti che muovevano l’acquisto di queste opere, non destinate a esaltare né la Chiesa né un’aristocrazia ormai in declino. I loro acquirenti erano i borghesi emergenti: professionisti, mercanti, industriali, tutti desiderosi di riflettere il proprio status.
Osservando oggi questi dipinti sotto l’occhio critico della società moderna, emergono inevitabili riflessioni. Le raffigurazioni di famiglie contadine, dipinte in un’aura di felicità, ci inducono a pensare alla dura realtà del lavoro nei campi, svolto anche da bambini di otto o nove anni. In essi si legge la disparità delle classi sociali, una lente interpretativa inevitabilmente modellata dalla nostra attuale forma mentis.
Ma è davvero corretto interpretare questi dipinti con gli occhi di oggi? La risposta è complessa, inevitabilmente influenzata dal nostro contesto storico.
Focalizziamoci ora su Pietro Saltini (1839-1908), un artista il cui periodo storico e sociale ci offre un contesto significativo per comprendere le sue opere. La sua formazione in Umanità e Filosofia presso gli Scolopi, un ordine religioso dedicato all’istruzione e all’educazione cristiana dei giovani, si riflette nei temi delle sue opere: la famiglia, spesso patriarcale, occupa un ruolo centrale, sempre ritratta in momenti di gioia e semplicità.
Saltini, con un tocco delicato e poetico, rappresentava una dignità nella povertà, mai illustrata con disprezzo o pietismo. La sua visione artistica era radicata nella realtà sociale dell’epoca, un tessuto che tutti conoscevano e vivevano quotidianamente.
Inoltre, l’Ottocento fu un periodo di fervore per l’unificazione dell’Italia. Artisti di varie discipline sentivano il peso di questo impegno. Mostrare il popolo nelle sue quotidiane fattezze era un modo per sottolineare una comune identità nazionale, un’eco dei temi risorgimentali.
La produzione di Saltini che illustra episodi di un idealizzato Medioevo, in particolare il periodo comunale, rafforza questa narrazione di un popolo italiano in cerca di unificazione e indipendenza.
Sebbene la pittura italiana dell’800 non abbia sperimentato linguaggi pittorici innovativi come alcuni dei suoi contemporanei europei, ha saputo cogliere il sentimento popolare, proponendo contenuti morali e politici accessibili a tutti.
Saltini, con una formazione accademica impeccabile, fu apprezzato sia come pittore sia come critico. Le sue opere trovavano ampio riscontro nel pubblico, tanto che oggi esiste ancora un mercato florido delle sue riproduzioni.
E’ degno di nota come, a differenza di molti suoi contemporanei, Saltini non abbandonò mai la sua “attività minore” di freschista e ornatista. La sua abilità si estendeva dal creare trompe l’oeil, allegorie classiche, fantasie naturalistiche, alla progettazione di altari e paramenti sacri, lavori oggi purtroppo per lo più dispersi o scomparsi.