All’apice del Rinascimento, dove l’arte si intreccia con la mitologia e la spiritualità, emerge un dipinto che incapsula l’essenza dell’amore in ogni sua sfumatura: “Venere e Cupido mingente” di Lorenzo Lotto. Quest’opera, permeata di simbolismo e allegoria, è un canto alla celebrazione dell’unione amorosa, un capolavoro che sfida il corso del tempo.
L’artista, un vero alchimista dei colori e delle forme, tessendo insieme la classicità pagana e i valori cristiani, dà vita a un eroto vendemmiatore che, con un gesto irriverente ma simbolicamente pregnante, irrora la dea Venere. Questo atto, che potrebbe essere scambiato per una semplice espressione di spensierata innocenza, cela in realtà un significato profondo: è l’acqua della vita, la benedizione di un amore destinato a essere fecondo e duraturo.
Avvicinandosi all’opera, emergono dettagli che svelano la profondità culturale dell’epoca. La conchiglia, collocata con intenzione nell’angolo in alto a destra, va oltre la decorazione per diventare un simbolo potente di fertilità. I petali di rosa che adornano il corpo di Venere non sono soltanto un omaggio alla sua divina bellezza, ma anche un richiamo alla sua essenza femminile e alla sua natura divina.
Il velo che adorna il capo della dea, impreziosito da un diadema, trascende la funzione di accessorio per divenire un simbolo nuziale, presagio di un amore che si compie nel sacramento del matrimonio. E il getto di Cupido? Un riferimento alla sensualità gioiosa e immacolata, un’allusione alla consumazione dell’amore che si manifesta nella frammentazione della rosa, emblema di un sentimento che si disperde per dar vita a qualcosa di nuovo e vitale.
Il drappo rosso, sfondo dei due protagonisti, parla di alchimia, di trasformazione e unione degli opposti, evocando la rubedo che simboleggia il culmine di un processo di purificazione e sintesi. Il tronco d’albero, il piccolo serpente, il bastone e gli incensi sono tutti elementi che, insieme, completano questa narrazione visiva, ognuno portando un pezzo della storia che Lotto desidera narrare.
Lorenzo Lotto, nelle sue vesti di pittore e alchimista, ci esorta a guardare oltre il gesto apparentemente irriverente di Cupido, a decifrare i significati celati nei simboli, a riconoscere l’importanza della cultura classica e religiosa che impregna l’opera. In questo dipinto, ogni elemento è un invito a meditare sull’amore, sulla vita e sui legami che uniscono l’umano al divino.
Con queste parole, si auspica di aver acceso la curiosità di immergersi più profondamente nelle opere di questi artisti eccezionali, le cui conoscenze e maestria non trovano confronto nella nostra contemporaneità. “Venere e Cupido mingente” non è semplicemente un’opera d’arte; è una finestra su un mondo in cui l’arte è un mezzo di conoscenza, un ponte tra il passato e il presente, e un’eterna celebrazione dell’amore in tutte le sue espressioni.
Marco Mattiuzzi