Varcare la soglia della Basilica di San Lorenzo a Firenze è come entrare in un tempio del tempo, dove le proporzioni armoniose concepite da Filippo Brunelleschi accolgono il visitatore con una perfezione senza pari. La basilica, luogo di sepoltura della dinastia dei Medici, si presenta come un’opera magistrale, in cui ogni elemento architettonico sembra raccontare una storia di equilibrio e ingegno.
Appena giunto al centro della navata principale, mi sono fermato per contemplare la struttura in tutta la sua maestosità. Era come se l’aria stessa fosse intrisa di quella sensazione di perfezione che, secondo Aristotele, si raggiunge quando un’opera non richiede né aggiunte né sottrazioni. La disposizione spaziale, fatta di pieni e vuoti, di luci e ombre, era pensata per evocare una sensazione di completezza. L’architettura della basilica si sviluppa su una pianta a croce latina, con tre navate affiancate da cappelle laterali che, pur non seguendo fedelmente il progetto originario brunelleschiano, non interrompono l’armonia generale.
Il vero genio di Brunelleschi si manifesta nell’uso del modulo spaziale basato su una campata quadrata di 11 braccia fiorentine, che si ripete lungo la navata principale. Questo modulo, che corrisponde a circa 6,4 metri, è alla base di una perfetta sequenza di cubi regolari, sovrastati da semisfere che ne costituiscono le volte. Un dettaglio che rende la basilica uno straordinario esempio di architettura rinascimentale, dove la geometria è il fondamento di una bellezza razionale e misurata. Questa attenzione ai dettagli si riflette anche nelle tinte delicate del grigio della pietra e del bianco dell’intonaco, che contrastano in modo straordinario grazie alla luce naturale che filtra dalle numerose finestre, rendendo la chiesa una delle più luminose della città.
Non era la prima volta che Brunelleschi sperimentava questo modulo: lo aveva già utilizzato nel porticato dello Spedale degli Innocenti, un brefotrofio noto per la sua connessione con l’episodio biblico della Strage degli Innocenti. Anche se in quel caso la campata era leggermente diversa, di 10 braccia fiorentine, l’essenza modulare rimaneva immutata, dimostrando la coerenza delle idee dell’architetto fiorentino.
Purtroppo, non tutto all’interno della Basilica rispetta perfettamente il progetto originario. Le cappelle laterali, per esempio, furono costruite successivamente alla morte di Brunelleschi e non seguono le proporzioni del modulo iniziale. Tuttavia, questo non rovina l’effetto visivo complessivo, poiché il cuore della chiesa — la navata principale — resta fedele alla visione dell’architetto.
Scendendo nelle profondità dei sotterranei, l’atmosfera si fa ancora più solenne, quasi mistica. Qui riposano figure di immenso rilievo storico, tra cui Cosimo il Vecchio, il capostipite della famiglia Medici, il cui sepolcro fu realizzato da Andrea del Verrocchio. A poca distanza si trova anche la tomba del grande Donatello, uno degli artisti più influenti del Rinascimento, voluto dalla stessa famiglia Medici. Ogni tomba, ogni cappella sotterranea, sembra raccontare il passato glorioso di una Firenze rinascimentale, sempre sospesa tra arte e potere.
Al termine della mia visita, mi sono diretto verso le Cappelle Medicee, uno degli spazi più straordinari e carichi di storia di tutta Firenze. Le Cappelle, commissionate per celebrare e onorare la dinastia, sono uno scrigno di tesori architettonici e artistici. Qui, l’eleganza rinascimentale si fonde con una straordinaria ricchezza decorativa, rendendo questo luogo una tappa obbligata per chiunque voglia approfondire la storia della città e della famiglia che, più di ogni altra, ha plasmato il destino di Firenze.