La lunetta nel portale di sinistra della basilica Sant’Andrea di Vercelli, un esemplare squisito della scuola antelamica, narra visivamente la storia della donazione del cardinale Guala Bicchieri. Quest’ultimo, in un gesto di profonda devozione, donò la chiesa a sant’Andrea, evento immortalato nella pietra il 19 febbraio 1219.
L’architrave della lunetta è adornato da una lunga iscrizione in latino, un vero e proprio poema scolpito che loda il cardinale Bicchieri:
“Lux cleri patriaeque decus car, Guala Bircalis, Quem canor atque arles , quem sanclio cauonialis, Qua/n lex dotavit, quezn pagina spirilualis, Cujus in ore fili! geminis doctrina sub alis, Cujus erat slurlium lux, vitaque perpetualis Verax et nunquam sernzone supelficialis. Serl lalis verbo conceplus peclore qualis Hic ut honorelur Andreas, morte palralis Hic ul sit cullus r/uem terra colit socialis Per le facta jitit, dolalaque fiibrica lalis. Pars lotam fiìl’lllalll_ deszlgilat jornutla causam, Exprilnit eflèctzts , et geuitura palrem Cardo Guala pater praesens opus ‘est genilura, Dal pater Anrlreae quod generauit opus.”
Questa iscrizione, tradotta nel volume di Giuseppe Bo e Angela Badino, celebra Guala Bicchieri come una luce del clero e un decoro della patria, dotato di una voce intonata e di conoscenze nelle arti liberali, nella scienza canonica e scritturale. La sua verità e dedizione alla vita eterna vengono messe in risalto, insieme alla sua capacità di diffondere la verità senza cadere in una vuota eloquenza.
La basilica di Sant’Andrea, un connubio di stili romanico e gotico, fu edificata in un arco di tempo sorprendentemente breve. La consacrazione nel 1224 da parte di Guala Bicchieri, seguita dal diploma di protezione imperiale nel 1226 e il completamento nel 1227, sono fasi significative della sua storia. La morte del cardinale a Roma nello stesso anno di completamento della chiesa aggiunge un tocco di malinconia a questa narrazione.
Chi fu il primo abate dell'Abbazia di Sant'Andrea?
La figura dell’abate Tommaso Gallo, primo abate dell’Abbazia di Sant’Andrea a Vercelli, risplende nella storia dell’arte e della spiritualità medioevale, un uomo che ha saputo coniugare il pensiero filosofico e teologico con una pratica monastica profondamente radicata nel tessuto sociale e culturale del suo tempo.
Nato in Francia nel tardo XII secolo, Gallo divenne canonico regolare di San Vittore a Parigi, dove insegnò teologia a partire dal 1207. La sua vita prese una svolta decisiva nel 1219 quando, su iniziativa del cardinale Guala Bicchieri, lasciò Parigi per fondare un nuovo monastero a Vercelli, sua città natale. Fu nominato abate del monastero alla fine del 1225 o all’inizio del 1226. Come abate, Gallo non si limitò ai compiti amministrativi quotidiani del monastero, ma si dedicò anche alla composizione di vari commentari ai libri della Bibbia e agli scritti dello Pseudo-Dionigi.
Inoltre, Tommaso Gallo ha avuto un ruolo cruciale nello sviluppo intellettuale dell’abbazia di Sant’Andrea, istituendo uno studium scholarium, importante precursore delle università italiane, con una cattedra di teologia.
Tommaso Gallo è conosciuto per i suoi studi e interpretazioni delle opere di un autore noto come Pseudo-Dionigi. Le idee di Gallo riguardavano principalmente la teologia affettiva, ovvero quella parte della teologia che si concentra sulle emozioni e i sentimenti nell’esperienza religiosa.
Le sue teorie sulla spiritualità e le sue interpretazioni dei testi di Pseudo-Dionigi hanno avuto un forte impatto su altri pensatori importanti, come Bonaventura e Meister Eckhart. Gallo era particolarmente interessato a come Pseudo-Dionigi spiegasse l’idea che Dio è al di là della comprensione umana, un concetto noto come apofatismo. Questo significa che Dio non può essere definito in termini umani e che il mistero di Dio può essere compreso solo attraverso l’esperienza personale e non attraverso la ragione o il linguaggio.
La sua interpretazione delle opere di Pseudo-Dionigi è stata molto influente e ha portato allo sviluppo di una corrente di pensiero che si chiama “Dionisismo affettivo”. Questo approccio mette in primo piano l’importanza delle emozioni e dei sentimenti nell’esperienza spirituale. Gallo credeva che nelle esperienze spirituali più profonde, i sentimenti e le emozioni prendessero il sopravvento sulla conoscenza razionale. In altre parole, nelle fasi più elevate dell’esperienza spirituale, ciò che si prova emotivamente diventa più importante di ciò che si può comprendere con la mente.
In quest’uomo, vediamo un ponte tra la spiritualità e l’intelletto, tra la Francia e l’Italia, e tra l’antico e il moderno, un personaggio che ha profondamente inciso nella storia religiosa e culturale del suo tempo.