Oggi, in Giappone, un numero sempre crescente di giovani tra i 16 e i 28 anni si stanno volontariamente ritirando dal mondo sociale, preferendo il comfort e l’anonimato delle loro stanze. Circondati da oggetti tecnologici, navigando su internet, guardando video, non escono mai. Si fanno lasciare il cibo fuori dalla porta e possono rimanere rinchiusi per mesi, persino anni. Questi individui sono noti come “hikikomori”, un termine che in giapponese significa “ritirarsi, essere confinati”. Al momento, ci sono circa 1,2 milioni di hikikomori in Giappone, rappresentando il 10% dei giovani di questa fascia d’età.
Questo fenomeno può sembrare alieno a molti in Occidente, ma la realtà è che elementi dell’hikikomorismo si stanno diffondendo anche fuori dal Giappone, alimentati dalla pervasività della tecnologia e dalla facilità con cui si può ora vivere in un mondo virtualmente interconnesso pur rimanendo fisicamente isolati.
La cultura giapponese, con le sue aspettative sociali rigide e il suo intenso stress accademico e lavorativo, è spesso vista come un fattore che favorisce questo fenomeno. Molti hikikomori sono sopraffatti da queste pressioni e ritirarsi sembra essere l’unico modo per fuggire.
Tuttavia, il fenomeno hikikomori è oscuro e complesso, non riducibile solo alle pressioni sociali o all’influenza della tecnologia. Molti esperti ritengono che il fenomeno sia anche legato a problemi di salute mentale non diagnosticati o non trattati, come la depressione o i disturbi d’ansia. In effetti, il tasso di suicidio in Giappone è tra i più alti del mondo e c’è una connessione tra il fenomeno hikikomori e il suicidio collettivo.
Il filosofo greco Diogene può sembrare un riferimento insolito in questa discussione, ma le sue idee risuonano in maniera inquietante con il fenomeno hikikomori. Diogene era un cinico, che respingeva i valori sociali e si ritirava dal mondo. Come Diogene, molti hikikomori sembrano rifiutare il “significante padrone” – le aspettative e le norme della società.
Eppure, Diogene cercava la virtù nella vita semplice e naturale, mentre gli hikikomori si ritirano in un mondo altamente tecnologico e artificiale. Questa distinzione è importante. Mentre Diogene respingeva la società, rimaneva comunque parte del mondo. Gli hikikomori, al contrario, sembrano voler eliminare completamente il mondo esterno.
Il fenomeno hikikomori solleva questioni importanti su come la nostra società e la nostra cultura stanno evolvendo nell’era digitale. Se non affrontato, il rischio è che sempre più individui possano scegliere di ritirarsi, sostituendo il mondo reale con uno virtuale. Il compito che ci attende è comprendere meglio queste tendenze e trovare modi per riconnettere queste persone al mondo esterno, sostenendo allo stesso tempo la loro salute mentale e il loro benessere.