Il fascino immutabile di Roma Antica: una Civiltà che resiste al tempo

Nell’immaginario collettivo, poche civiltà hanno lasciato un segno tanto indelebile quanto quella romana. Le strade di Roma Antica, pavimentate di storia e mito, invitano ancora oggi viaggiatori del tempo, non attraverso macchine o sortilegi, ma tramite le pagine di libri, i frammenti di marmo e i monumenti grandiosi che resistono all’usura dei millenni.

Architettura e Costruzioni

La prima cosa che afferra irrevocabilmente l’attenzione dell’osservatore moderno è senza dubbio l’ingegneria romana. L’osservazione di queste strutture è come un viaggio nel tempo che ci porta indietro a una civiltà la cui scala di ambizione sembra quasi sovrumana. Dall’imponente grandiosità del Colosseo alle piazze simmetriche dei Fori Romani, da quegli acquedotti che serpeggiano come arterie attraverso antiche città fino alle strade che si estendono come nervi in un impero, c’è qualcosa di trascendentale nell’architettura romana.

Non stiamo parlando semplicemente di costruzioni che soddisfano una necessità utilitaria. Queste sono strutture che trascendono la loro funzione originaria. Erette con una maestria che ancora oggi sfida la comprensione, queste costruzioni erano il manifesto di un popolo che non si accontentava di essere grande, ma aspirava alla grandezza eterna. Erano meno opere di ingegneria e più monumenti all’aspirazione umana, simboli concreti che miravano a rappresentare qualcosa di molto più grande di se stessi: il potere e l’immortalità di una civiltà.

Prendiamo il Pantheon, per esempio. La sua cupola, costruita con un’intelligenza geometrica e un acume strutturale, sembra quasi sfidare la gravità. Ma più di tutto, sfida il tempo. Non è solo un tetto su quattro mura; è una dichiarazione audace e impavida dell’immortalità umana.La robustezza di questa struttura, che ha sfidato il tempo e gli elementi per quasi due millenni, serve come un perpetuo tributo alla magnificenza umana e ai suoi sogni incommensurabili. Sotto quella imponente cupola, è inevitabile essere pervasi non solo dalla sensazione tangibile della pietra, ma anche dalla gravità della storia, dall’ingegno e dalla visione straordinaria che hanno reso realizzabile un’opera così maestosa. 

In somma, l’ingegneria romana non parla solo di un popolo avanzato dal punto di vista tecnologico; è la voce di una civiltà ossessionata dall’idea stessa di grandezza, una civiltà che ha usato la pietra, il marmo e l’ingegno per scrivere la sua epopea nella tessitura stessa del tempo e dello spazio. E in quel racconto, c’è un messaggio universale che risuona attraverso i millenni, toccando ogni osservatore moderno che si trova di fronte a queste meraviglie: l’aspirazione alla grandezza è una parte innegabile della condizione umana, un desiderio che, proprio come le strutture che ha creato, aspira all’eternità.

Cupola del Pantheon - Fotografia di Marco Mattiuzzi

Opere d'Arte: La Voce Silente del Marmo e dei Colori

Se le pietre di Roma potessero parlare, racconterebbero storie di arte e bellezza che vanno oltre l’immagine superficiale.Le sculture realizzate da blocchi di marmo, i mosaici intricati fatti di minuscule tessere, e gli affreschi che adornano le pareti e i soffitti di antichi edifici, vanno oltre la semplice categoria di “opere d’arte”. Sono piuttosto come portali che ci permettono di guardare direttamente nell’anima di un’epoca e di una cultura.

Pensiamo per un istante alla mano di uno scultore mentre guida lo scalpello attraverso il marmo. Ogni singolo colpo non è solo un momento di creazione ma anche un momento di rivelazione, come se l’artista stesse svelando una figura nascosta dentro la massa di pietra. E le forme che emergono da questo processo sono frequentemente stupefacenti, dall’Apollo, il dio della musica e delle arti, a Venere, la divinità dell’amore e della bellezza. Queste figure diventano icone eternizzate nel marmo, rappresentazioni che celebrano non solo gli attributi degli dei, ma anche l’umanità stessa in tutte le sue complessità ed emozioni.

Ma non sono solo gli dei ad abitare l’arte romana. Sculture di senatori, imperatori e cittadini comuni catturano la dignità, il potere e persino le idiosincrasie di individui specifici. Mentre incrociamo lo sguardo con gli occhi di pietra di queste sculture, ci sembra quasi di percepire un antico messaggio murmurato, una condivisione di emozioni e esperienze, di sogni realizzati e falliti, appartenenti a un’epoca lontana di millenni.

I mosaici minuziosamente realizzati, frequentemente incastonati in pavimenti o pareti, rappresentano ulteriori testimonianze stupefacenti del talento artistico romano. Assemblati da minuscole tessere di diversi colori, questi mosaici formano rappresentazioni che spaziano dalle narrazioni mitologiche agli aspetti della vita di tutti i giorni. Ogni singola tessera funge da unità base, simile a un pixel in una fotografia digitale, collaborando alla creazione di un’immagine complessiva che incanta sia da vicino che da distanza. Queste opere servivano non solo come veicoli di bellezza estetica, ma anche come capsule temporali che catturavano la cultura, la spiritualità e persino il senso dell’umorismo di un determinato periodo storico.

Le pitture, infine, servivano spesso come un diario visivo delle credenze e delle aspirazioni di chi le commissionava. Le pareti di ville e palazzi erano adornate con scene che vanno dai miti epici a momenti di vita domestica, rendendo ogni ambiente un piccolo universo in cui l’arte e la vita si fondono in un dialogo senza tempo.

Le opere d’arte della Roma antica non sono solo manifestazioni di estetica o di abilità tecnica; sono testimoni di una profonda comprensione della condizione umana. Rappresentano la sintesi di emozioni, desideri, ideali e timori che definiscono la nostra umanità. E in questo, risiede il loro fascino eterno: la capacità di parlarci attraverso i secoli, di toccare le corde più profonde del nostro essere, e di farci riflettere sulla bellezza e sulla complessità dell’esistenza umana.

Fotografia di Marco Mattiuzzi

Filosofia e Pensiero: La Saggezza Eterna di un Impero

Il fascino di Roma non si limita alla sua straordinaria arte e architettura; è anche una città che è stata il crogiuolo di alcune delle idee più profonde e durature della storia umana. La filosofia romana rappresenta un campo di esplorazione intellettuale che continua a attirare menti curiose da secoli. Questa non è una semplice imitazione della filosofia greca o un adattamento superficiale di concetti orientali. Piuttosto che essere meri epigoni del pensiero greco, i Romani svilupparono una filosofia che era uniche nel suo amalgama di influenze provenienti da una gamma di culture e tradizioni. Anche se è innegabile che molto del loro pensiero filosofico derivava dall’eredità greca, i Romani non si sono accontentati di riproporre tali idee: le hanno rivisitate e modulate in funzione della loro propria visione del mondo. A differenza dell’approccio spesso teoretico dei Greci, i Romani adottarono una filosofia orientata verso la pratica. Essi consideravano la filosofia non solo come un’esercitazione intellettuale, ma come uno strumento per risolvere questioni reali e immediate, quali l’etica nella governance, il valore dell’autocontrollo e la realizzazione del benessere su scala sia individuale che collettiva.

Filosofi del calibro di Seneca e Marco Aurelio offrono una vista penetrante nella complessità dell’esperienza umana. Seneca, una figura stoica, approfondisce il valore intrinseco della virtù e il suo ruolo nella ricerca della felicità. Le sue riflessioni sulla fugacità dell’esistenza e sull’importanza della rettitudine morale restano pertinenti anche oggi, fornendo preziosi suggerimenti su come navigare le acque tumultuose della vita con equilibrio e onorabilità.

Marco Aurelio, un imperatore-filosofo, ci ha lasciato “Le meditazioni”, un testo che serve come diario filosofico e spirituale. In esso, affronta temi che sono universali e atemporali, dalla natura effimera della vita alla complessità delle relazioni umane, al significato della sofferenza e alla ricerca della virtù. Anche oggi, le sue parole sono un faro per chi cerca strumenti per vivere una vita più ponderata e significativa.

La filosofia romana si preoccupa anche della vita pubblica e della governance. Idee come quella della “res publica”, ovvero l’interesse pubblico, costituivano un pilastro del pensiero politico romano e continuano a informare le nostre contemporanee concezioni di democrazia, giustizia e guida etica.

La filosofia romana è un mosaico complesso di idee che tocca una gamma incredibilmente ampia di argomenti, molti dei quali dimostrano una notevole pertinenza nel contesto contemporaneo. Attraverso i loro scritti etici e i loro trattati politici, i pensatori romani hanno forgiato un’eredità che ci serve non solo come finestra panoramica su una civiltà remota, ma anche come bussola per navigare le intricate sfide del nostro mondo moderno. È questa la magia della filosofia romana: la sua capacità di parlare attraverso i secoli, di offrire saggezza e intuizioni che possono guidarci ancora oggi.

Fotografia di Marco Mattiuzi

Il Richiamo dell'Eredita: Un filo invisibile che unisce i Secoli

Ogni aspetto della civiltà romana – dalla sua legge alla sua lingua, dai suoi edifici maestosi alle sue epiche battaglie – sembra invocare un sentimento di connessione intergenerazionale che va ben oltre l’apprezzamento estetico o intellettuale. Quando immergiamo noi stessi in questa cultura antica, ci ritroviamo a guardare indietro attraverso i corridoi del tempo, affascinati e incantati da una società che ha plasmato l’Occidente in modi che stiamo ancora esplorando, studiando e, in certi casi, emulando.

La legge romana, per esempio, è il fondamento su cui sono state costruite le codificazioni giuridiche occidentali. Quando ascoltiamo termini come ‘habeas corpus’ o ‘ius civile,’ sentiamo l’eco di una sala del tribunale romana, dove il diritto non era solo un insieme di norme, ma un ideale di giustizia e ordine. È una connessione profonda, quasi come se le voci di giuristi come Papiniano o Ulpiano risonassero in ogni aula di tribunale moderna, unendo passato e presente in una continuità senza tempo.

E poi c’è la lingua. Il latino va oltre il suo ruolo di antenato delle lingue romanze; è un idioma che ha permeato il lessico di quasi tutte le lingue europee. Ogniqualvolta impieghiamo termini come “senato” o “repubblica”, ci troviamo inconsciamente legati a quella civiltà remota che ha originato tali concetti e li ha condivisi con il resto del mondo. Queste parole sono come ponti linguistici che ci collegano a una realtà lontana ma perennemente rilevante.

Per non parlare dell’urbanistica e dell’architettura. Camminando attraverso una città moderna con strade a griglia, non possiamo fare a meno di pensare ai primi piani urbani di Roma. E ogni volta che vediamo un edificio con colonne doriche o corinzie, o quando attraversiamo un ponte che ha resistito all’usura di secoli, è come se sentissimo il richiamo silente di quella antica Roma che, in qualche modo, vive ancora dentro e intorno a noi.

Questa sensazione di eredità non è solo nostalgia; è una risonanza che sentiamo nel profondo dell’anima. È la consapevolezza che, in modi grandi e piccoli, Roma antica non è solo un capitolo di un libro di storia, ma un tassello vivente nel mosaico della civiltà occidentale. E questo richiamo, questa connessione invisibile ma palpabile, continua a esercitare il suo fascino, unendo generazioni in una catena di umanità che affronta sfide diverse ma è unita da un’eredità comune.

In questo modo, il richiamo dell’eredità romana è un richiamo all’umanità stessa, un invito a esplorare e a capire non solo da dove veniamo, ma anche ciò che aspiriamo ad essere. E in quel richiamo, in quella connessione che attraversa i secoli, troviamo un senso di appartenenza, di comprensione, e forse anche di ispirazione per il futuro.

Fotografia di Marco Mattiuzi

L'Impero nella Mente: L'Eterno Fascino di una Civiltà Imponente

L’idea stessa di un “Impero” – vasto, multiculturale, potente – possiede un’attrazione quasi magnetica che va oltre i confini del tempo e dello spazio. L’Impero Romano, con tutte le sue glorie e le sue imperfezioni, rimane una forza persistente nella psiche collettiva. Anche se le sue legioni non marceranno più e i suoi cesari non governeranno, l’essenza dell’Impero Romano persiste in modi sorprendentemente vari e profondi.

Uno degli aspetti più straordinari del fascino dell’Impero Romano è la sua capacità di incarnare simultaneamente aspirazioni e timori universali. Aspiriamo alla grandezza, all’ordine e all’ingegno che Roma rappresentava. Guardiamo con ammirazione alle sue leggi, alle sue infrastrutture, alla sua cultura e al suo vasto dominio. Allo stesso tempo, il declino dell’Impero e le sue conseguenze negative servono come un monito, un punto di riflessione sulle fragilità e le responsabilità che accompagnano un potere così immenso.

Le istituzioni moderne, dagli organi di governo alle organizzazioni internazionali, portano in sé tracce dell’influenza romana. Concetti come la repubblica, il codice giuridico e la cittadinanza sono eredità dirette della sapienza romana applicata alla governance. Questi elementi, che oggi diamo per scontati, una volta erano innovazioni radicali che cambiarono il volto della civiltà.

Ma forse l’aspetto più potente dell’Impero Romano è la sua residenza permanente nella nostra immaginazione. Come il riflesso di un colosso che attraversa il tempo, il concetto di Roma si staglia in modo unico nel nostro immaginario collettivo. Funziona come un prototipo di eccellenza umana, un esempio tangibile di ciò che l’uomo può forgiare quando le circostanze sono propizie. E, allo stesso tempo, è un monito di come anche le più grandi realizzazioni possano essere messe a rischio da complottismo, decadimento morale o crisi esterne.

Così, l’Impero nella mente non è solo un ricordo o un fatto storico. È una potente metafora che continua a informare, sfidare e ispirare. Ci permette di sognare di ciò che l’umanità è stata, di ciò che è oggi, e di ciò che potrebbe ancora diventare. E in quella visione, in quella contemplazione, troviamo un’infinita fonte di fascino, una lente attraverso la quale possiamo vedere non solo il passato, ma anche il potenziale infinito del futuro.

Fotografia di Marco Mattiuzi

Libertà Sessuale e Norme Sociali: un periodo d'Oro di espressione

Un altro aspetto che cattura l’immaginazione di molti è la percezione di una società romana più liberale in termini di sessualità e norme di genere, soprattutto se paragonata a periodi successivi di rigida moralità. Considerata come un’età dell’oro, priva di quei sensi di colpa che hanno marchiato periodi successivi, soprattutto con l’avvento del Cristianesimo, però la “libertà” romana era ben lontana da essere illimitata o priva di strutturali disuguaglianze. Nell’antica Roma, la libertà sessuale era in molti modi intrecciata con la cultura, la religione e persino la politica, formando un quadro complesso ma profondamente umano di comportamenti e desideri.

Nel contesto dell’antica Roma, divinità correlate a temi come l’amore e la procreazione erano venerate con passione. Le cerimonie in loro onore diventavano momenti in cui le persone potevano liberamente esplorare e manifestare i propri sentimenti e desideri. Figure di rilievo come Giulio Cesare, Cleopatra e l’imperatore Nerone vivono nei racconti storici come esempi di individui la cui vita sentimentale e sessuale era in linea con quanto generalmente accettato nella società di allora.

Pertanto, nell’osservare l’antica Roma, troviamo un’eco di noi stessi non solo nei suoi codici legali, nelle sue espressioni artistiche e nel suo pensiero filosofico, ma anche nel suo intricato rapporto con la sessualità e le convenzioni sociali. Questo aggiunge un altro strato alla sua eterna pertinenza e costituisce un’ulteriore ragione per la quale restiamo così affascinati da una civiltà che appare in molti aspetti così distante, eppure sorprendentemente vicina all’essenza dell’esperienza umana.

Per questo la cultura dell’antica Roma continua a stimolare il nostro interesse e ad ispirarci. Non è una realtà relegata solamente alle pagine dei libri o ai resti di antiche rovine, ma è qualcosa che risiede nel profondo del nostro essere. È un fascino senza tempo che attraversa le generazioni, incitandoci a indagare, a comprendere e, in ultima analisi, a vivere appieno la nostra umanità.

Fotografia di Marco Mattiuzi

Governance e Sistema Giuridico

Un altro elemento che potrebbe essere interessante da esplorare è l’influenza della civiltà romana sulla governance e sul diritto. La struttura politica di Roma, con le sue complesse leggi e il suo sistema giuridico, è la base su cui molte società moderne hanno costruito i propri sistemi di giustizia e governo. Da termini come “veto” e “quorum” alle idee fondamentali della repubblica e della democrazia, l’antica Roma offre un modello duraturo di organizzazione sociale e politica.

Se l’arte e la cultura romane rapiscono la nostra fantasia, è nel loro eredità legale che troviamo un impatto più duraturo. Le leggi di Roma, concretizzate nella Lex Duodecim Tabularum, formano la fondazione su cui il diritto occidentale è edificato. Questo antico codice non era solo un insieme di regole giuridiche; era anche un etica, un equilibrio sapiente tra le libertà individuali e il bene comune.

Concetti come “Habeas Corpus,” il diritto fondamentale a non essere detenuto ingiustamente, emergono dal pensiero legale romano come maestosi alberi da radici profonde. E “Stare Decisis,” l’invincibile idea che le decisioni giuridiche precedenti debbano essere la stella polare per le sentenze future, è un altro ramo di quella radice antica che ancora oggi nutre l’intero ecosistema della giustizia.

Queste leggi e questi concetti non erano semplici articoli scritti su tavolette di legno o scolpiti nella pietra; essi erano la linfa vitale che scorreva attraverso le vene di un impero. Regolavano le relazioni tra marito e moglie, padre e figlio, cittadino e Stato, maestro e schiavo. Si estendevano dal Foro Romano ai confini più remoti delle province, dando forma e sostanza all’ordine sociale e all’autorità.

Con il passare del tempo, queste leggi hanno subito trasformazioni, adattamenti, e a volte anche distorsioni, ma il loro nucleo fondamentale rimane intatto, come una sorta di DNA giuridico che continua a replicarsi in nuove forme e contesti. I sistemi legali di oggi, con le loro corti e costituzioni, non sono nient’altro che i discendenti diretti di quelle antiche tavolette e dei principi su cui si fondavano.

Ogni qualvolta un magistrato si affida a un precedente per formulare una sentenza, ogni volta che un legale fa appello all’Habeas Corpus per salvaguardare un individuo da un arresto ingiustificato, stanno in qualche modo partecipando a un dialogo che attraversa i secoli. Diventano protagonisti in un teatro che ha aperto le sue cortine nei forum e nelle basiliche romane, e che ora continua ad essere rappresentato nelle sale giudiziarie e nei tribunali di tutto il globo. Così, Roma non è solo un monumento marmoreo alla grandezza del passato; è un organismo vivente, un corpus di idee e ideali che continua a evolversi e a risuonare nell’anima della cultura occidentale.

Anche le tecniche di governare un impero così vasto e diversificato hanno lasciato una traccia indelebile. Le strategie di decentralizzazione, di delega del potere e di cittadinanza estesa hanno influenzato la struttura politica di molti stati successivi. Questi metodi non erano solo tattiche per mantenere l’ordine, ma erano parte di una visione più ampia della civitas, della comunità, che ha resistito al tempo.

Quindi, mentre i turisti si disperdono tra i resti del Colosseo e gli studiosi decifrano antichi manoscritti, giuristi e politici si rifanno ancora alle leggi e ai principi di quella antica repubblica e del successivo impero. Anche in questo, l’antica Roma vive: non solo come un museo a cielo aperto o come un capitolo di un libro di testo, ma come un attore vivo e vibrante nella vita quotidiana di milioni di persone.

La somma di tutte queste parti rende Roma irresistibile agli occhi dell’umanità. È un fascino che supera i confini, che sfida il tempo, che invita ad un esame più profondo di ciò che significa essere umani, in tutte le sue meravigliose complessità.

Fotografia di Marco Mattiuzi

Il Potere del Mito e la Lingua

Un altro aspetto che perpetua il fascino dell’antica Roma è l’influenza del suo patrimonio mitologico e linguistico nella nostra visione del mondo. Le leggende romane, benché affondino le loro radici nella mitologia greca, si sono distaccate dal loro progenitore per abbracciare un’essenza che è unicamente romana. Le saghe di Romolo e Remo, i fratelli fondatori della città eterna, o le divinità come Marte, Venere e Giove, trascendono la storia per diventare simboli vividi che risuonano attraverso il tempo. Essi sono trasformati in archetipi culturali, cornici nelle quali possiamo scrutare temi universali come l’amore passionale, la discordia bellica, i legami fraterni indissolubili e il peso avvolgente dell’autorità.

Eppure, la grandezza di Roma non risiede solamente nelle sue narrazioni mitiche. Essa vive, respira e parla anche attraverso il medium della lingua. La lingua latina, con la sua struttura complessa e le sue sfumature ricche, è come un fiume che scorre attraverso i millenni, irrigando le terre della letteratura, della filosofia e della legge. Questa lingua, ora antica, una volta pulsava nelle piazze e nei fori, animando i discorsi dei senatori e le lodi dei poeti. Oggi, si è trasformata in una lingua-madre da cui sono sbocciate molte lingue moderne, continuando così a tessere un legame tra il passato e il presente, tra il mito e la realtà.

Quindi, se Roma vive in noi, lo fa non solo come un’eco di divinità e eroi, ma anche come un vocabolario che usiamo, spesso inconsapevolmente, per articolare la complessità del nostro mondo. Le sue leggende e la sua lingua sono i fili di un tessuto intricato che abbiamo ereditato, e che, volente o nolente, contribuisce a definire chi siamo. In questo modo, Roma continua ad essere non un capitolo chiuso della storia, ma un dialogo aperto, un discorso ininterrotto che invita ciascuno di noi a prendere parte, a comprendere e, infine, a dare una propria voce a quel coro polifonico che è la cultura umana.. Il latino, la lingua di Roma, può essere considerato morto in termini di uso quotidiano, ma vive nella terminologia scientifica, nei motti, nella teologia e nelle lingue romanze. Questa antica lingua è il DNA linguistico che collega passato, presente e futuro, permettendoci di decifrare il mondo intorno a noi con strumenti forgiati millenni fa.

La longevità e la pervasività del latino sono ulteriori testimonianze del modo in cui Roma ha penetrato i recessi più profondi della cultura occidentale. Ci serve come un costante promemoria che il passato non è mai veramente passato; è semplicemente trasformato, riadattato e reincorporato nel tessuto della nostra esistenza attuale.

Fotografia di Marco Mattiuzi

Razionalità e Matematica: Funzionalità nella Semplicità

La logica matematica dei Romani è un altro aspetto che continua a incantare gli studiosi e i curiosi. L’ingegno romano nella razionalizzazione di vari aspetti della vita—dall’urbanistica alla tattica militare—rivela un profondo rispetto per l’ordine, la funzionalità e, in definitiva, la semplicità.

In architettura, la precisione matematica è visibile in tutto, dai grandiosi acquedotti alle strutture delle terme. Questa era una civiltà che conosceva il potere della geometria e lo applicava per creare spazi non solo belli, ma incredibilmente funzionali. Edifici come il Pantheon a Roma con la sua cupola perfettamente proporzionata rappresentano l’apice di questa fusione di forma e funzione.

Nel campo militare, la razionalità romana raggiungeva nuovi picchi. Il modo in cui le legioni romane erigevano i loro campi fortificati seguiva una logica quasi matematica. Ogni elemento, dai fossati alle palizzate, era posizionato con precisione. Questo non solo per offrire la massima protezione, ma anche per permettere un movimento efficiente delle truppe. Era una macchina da guerra progettata con l’intento di essere tanto letale quanto logica.

Per i Romani, la razionalità non era solo una questione di gusto estetico o di convenienza pratica, ma piuttosto un prisma attraverso il quale interpretavano l’esistenza. Credevano che l’universo fosse un ordine strutturato, suscettibile di essere compreso e, almeno in parte, manovrato attraverso il ragionamento logico. Ed è proprio questa mentalità che ha contribuito a lasciare un segno duraturo nel corso della storia.

La lezione che possiamo trarre da tutto ciò è che c’è bellezza nella funzionalità e potenza nella semplicità. In un mondo sempre più complesso e caotico, la visione romana della razionalità applicata offre una sorta di bussola eterna, un richiamo alla ponderazione e all’equilibrio che sembra sempre più prezioso con il passare del tempo.

Fotografia di Marco Mattiuzi

Conclusione

L’attrattiva dell’antica Roma va oltre il suo imponente dominio o il suo fascino visivo; essa risiede nella sua capacità di far riecheggiare temi universali che toccano l’anima umana. Siano essi legati al diritto, alla lingua, alle leggende o all’arte, Roma rimane eterna non solo come luogo fisico, ma anche come un dominio immenso nel nostro pensiero e nella nostra immaginazione.

Per questo motivo, generazione dopo generazione, continuiamo a esplorare i suoi antichi vicoli, i suoi testi sacri e secolari, le sue norme e i suoi racconti epici. È per questa ragione che Roma, con tutte le sue sfumature, incongruenze e attrazioni, continuerà ad essere un punto di riferimento fondamentale nel percorso inarrestabile dell’umanità verso l’autoconsapevolezza e la comprensione del mondo circostante.

Da tutto ciò emerge un insegnamento fondamentale: vi è una bellezza innata nella funzionalità e una forza nella semplicità. In un mondo sempre più complesso e caotico, la visione romana della razionalità applicata offre una sorta di bussola eterna, un richiamo alla ponderazione e all’equilibrio che sembra sempre più prezioso con il passare del tempo.

E così, l’antica Roma continua a parlare a noi, non solo attraverso la sua arte, la sua filosofia o la sua legge, ma anche attraverso la pura, semplice logica della sua organizzazione. E’ un altro filo nel ricco tessuto di ragioni per cui continuiamo a essere affascinati da questa civiltà straordinaria.

Marco Mattiuzzi

By Marco Mattiuzzi

Artista poliedrico, ex docente e divulgatore, ha dedicato anni all'arte e alla comunicazione. Ha insegnato chitarra classica, esposto foto e scritto su riviste. Nel settore librario, ha promosso fotografia e arte tramite la HF Distribuzione, azienda specializzata nella vendita per corrispondenza. Attualmente è titolare della CYBERSPAZIO WEB & STREAMING HOSTING. Nel 2018 ha creato il gruppo Facebook "Pillole d'Arte" con oltre 65.000 iscritti e gestisce CYBERSPAZIO WEB RADIO dedicata alla musica classica. Collabora con diverse organizzazioni culturali a Vercelli, tra cui Amici dei Musei e Artes Liberales.
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