Nell’immaginario collettivo che si dipana attraverso i secoli, la mosca si è posata con le sue sottili zampe sulla tela della storia dell’arte, tessendo un filo sottile tra il sacro e il profano. Nella pittura rinascimentale e fiamminga, questo insetto non è un semplice dettaglio: è un simbolo carico di significati, un messaggero di concetti profondi che spaziano dalla morte alla trascendenza.
Nel contesto culturale dei Caldei, Filistei, Fenici ed Ebrei, la mosca assumeva l’aspetto di Beelzebub, il Signore delle Mosche, un’entità che evoca immagini di corruzione e decadenza. Questa figura ha attraversato i millenni, ispirando opere letterarie come il romanzo “Lord of the Flies” e il suo adattamento cinematografico del 1963, che hanno esplorato la natura oscura dell’umanità.
Al contrario, nell’antica Grecia, la mosca era avvolta in un’aureola di sacralità, associata a divinità come Zeus e Apollo, pur mantenendo un legame con figure più oscure come Eurinomo, il divoratore di cadaveri. Questa dualità riflette la complessità del simbolismo che circonda questo insetto.
Rivolgendo lo sguardo alle opere rinascimentali, ci imbattiamo nella “Madonna con Bambino” di Carlo Crivelli, dove il giovane Gesù, simbolo di resurrezione e vita eterna, tiene a bada una mosca, emblema di morte e malignità. Questa scena è un microcosmo di simbologie che meritano un’analisi approfondita, che prometto di svolgere in un futuro post.
La rappresentazione della mosca come presagio di morte e caducità si manifesta con potenza nel dipinto “Vanitas” di Bruyn Barthel, dove gli oggetti disposti attorno evocano la fugacità del tempo. Analogamente, nel “Ritratto di una donna della famiglia Hofer” di un Anonimo tedesco del XV secolo, una mosca posata su un velo candido serve come monito della fine inevitabile di ogni bellezza terrena.
Ma è l’episodio legato alla “Madonna della Pergola” di Bernardino di Antonio Detti, nota anche come “Madonna della mosca”, a catturare l’immaginazione con un retroscena contemporaneo degno di nota. La mosca, un tempo visibile sul braccio del Bambino, è sparita nella riproduzione dell’opera presente nel catalogo curato da Alberto Cipriani, non per un restauro maldestro o per un intervento soprannaturale, ma per un errore umano: un grafico, forse troppo zelante, ha rimosso l’insetto con Photoshop, credendolo un intruso accidentale.
Fortunatamente, l’originale conserva ancora la mosca, come voluto dall’artista cinque secoli fa. Tuttavia, nel catalogo, la “Madonna della mosca” è stata trasformata in una “Madonna SENZA mosca”, un curioso aneddoto che sottolinea come, anche nell’era digitale, l’arte possa essere soggetta a interpretazioni e modifiche che alterano la sua lettura storica e simbolica.