Formelle zoomorfe nella Chiesa di San Bernardo a Vercelli: Un Viaggio Tra Simbolismo Medievale e Arte Sacra

Alla scoperta delle formelle romaniche con centauro e cervo, tra allegorie sacre e bestiario medievale nella chiesa di San Bernardo a Vercelli.

La Chiesa di San Bernardo a Vercelli, risalente al XII secolo, è un vero scrigno di simbolismo sacro e misteri medievali. Costruita originariamente come priorato romanico, questa chiesa, pur essendo stata ampiamente rimaneggiata nel corso dei secoli, conserva ancora tracce preziose del suo passato. Tra le più affascinanti testimonianze rimaste troviamo due formelle con motivi zoomorfi, collocate sulla facciata a capanna, che rappresentano un frammento di quel vasto bestiario medievale che un tempo adornava i luoghi di culto.

Le formelle, in bassorilievo, sembrano racchiudere significati profondamente simbolici, in linea con l’immaginario cristiano dell’epoca. Seppur oggi siano delle copie — gli originali sono conservati all’interno della chiesa per motivi di conservazione — queste sculture continuano a raccontare storie di fede e tentazione. I protagonisti delle due formelle sono un centauro e un cervo, figure cariche di allegorie, capaci di trasportare chiunque le osservi in un viaggio tra la mitologia e la dottrina cristiana.

Copia formella lato sinistro facciata
Copia formella lato sinistro facciata
Copia formella lato destro facciata
Copia formella lato destro facciata

Un Bestiario Medievale di Pietra: Il Centauro e Il Cervo

La prima formella raffigura un centauro, creatura metà uomo e metà cavallo. In molte tradizioni medievali, il centauro veniva associato alla natura selvaggia e incontrollabile dell’uomo, un simbolo delle passioni terrene. La Chiesa, nei primi secoli del secondo millennio, vedeva in esso l’allegoria del peccato, rappresentazione delle passioni più basse. Lo stesso San Basilio, nel IV secolo, lo identificava come simbolo del demonio, collegando la sua figura alla sensualità sfrenata e alla violenza cieca. Dante Alighieri, nel suo Inferno, conferisce al centauro il ruolo di custode dei violenti, incaricato di colpire con frecce infuocate coloro che cercano di sfuggire alla loro punizione.

Nella seconda formella, invece, appare un cervo dalle ampie corna, trafitto da una freccia. Questo animale, spesso raffigurato nell’iconografia cristiana, è un potente simbolo di rinnovamento e resurrezione. Le sue corna, che si rigenerano ogni anno, sono un segno di rinascita e continuità della vita. Nell’arte sacra, il cervo può rappresentare Cristo o i suoi seguaci, e la sua caccia simboleggia la lotta spirituale tra il bene e il male. In questo caso, il cervo trafitto sembra volgere lo sguardo verso un Nodo di Salomone, un simbolo di legame sacro e indissolubile tra umano e divino, in cerca di salvezza.

Il Significato Allegorico delle Formelle

La disposizione e l’interazione tra le due formelle, se osservate con attenzione, suggeriscono una lettura unitaria. Il centauro, con la sua natura ambivalente e il legame con il demonio, scocca una freccia che colpisce il cervo. Quest’ultimo, figura di Cristo o dell’anima umana, ferito e in difficoltà, cerca la redenzione volgendo lo sguardo al Nodo di Salomone, simbolo di speranza e riconciliazione. È un racconto di tentazione e salvezza, dove il male cerca di prevalere, ma la fede offre sempre una via di fuga e di redenzione.

In una lettura più approfondita, come suggerito dalle opere di Isidoro di Siviglia, il centauro, con la sua duplice natura, può anche essere interpretato come simbolo dell’eresia, che cerca di deviare i fedeli dalla giusta via attraverso dottrine ingannevoli. Il cervo, rappresentazione della Chiesa o dei fedeli, è ferito ma non sconfitto, poiché la vera salvezza si trova nella fede e nella rettitudine.

Formella originale
Formella originale
Formella originale
Formella originale

Conservazione e Restauro delle Formelle

Nel 2004, le formelle originali sono state restaurate dal laboratorio Nicola Restauri di Aramengo d’Asti, che ha anche realizzato le copie attualmente visibili sulla facciata della chiesa. Questo importante lavoro di conservazione è stato reso possibile grazie al contributo dell’Associazione Amici dei Musei di Vercelli, un impegno che prosegue una lunga tradizione di tutela del patrimonio storico-artistico della città. Le formelle restaurate ci permettono di continuare a leggere e interpretare un racconto simbolico che, altrimenti, sarebbe andato perduto.

Un Patrimonio Artistico Unico

La Chiesa di San Bernardo, con le sue decorazioni zoomorfe, non è un caso isolato nel panorama artistico medievale. Motivi simili si possono trovare in altre chiese europee, come la straordinaria abbazia di Saint-Gilles-du-Gard in Francia, dove l’arte sacra e il bestiario medievale si fondono in un linguaggio complesso e ricco di significati. Tuttavia, la presenza di queste formelle a Vercelli rappresenta un raro esempio di come l’arte romanica sia riuscita a unire il mondo terreno e quello spirituale, trasformando la pietra in un veicolo di narrazioni senza tempo, sono una porta verso il passato, una chiave per comprendere il pensiero medievale e il suo rapporto con il sacro.

Marco Mattiuzzi

By Marco Mattiuzzi

Artista poliedrico, ex docente e divulgatore, ha dedicato anni all'arte e alla comunicazione. Ha insegnato chitarra classica, esposto foto e scritto su riviste. Nel settore librario, ha promosso fotografia e arte tramite la HF Distribuzione, azienda specializzata nella vendita per corrispondenza. Attualmente è titolare della CYBERSPAZIO WEB & STREAMING HOSTING. Nel 2018 ha creato il gruppo Facebook "Pillole d'Arte" con oltre 65.000 iscritti e gestisce CYBERSPAZIO WEB RADIO dedicata alla musica classica. Collabora con diverse organizzazioni culturali a Vercelli, tra cui Amici dei Musei e Artes Liberales.
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