L’opera “Muzio Attendolo Sforza che lancia l’accetta sull’albero” di Massimo Taparelli d’Azeglio è un affascinante olio su tela di notevoli dimensioni (177×247). Fu commissionata nel 1858 da Lorenzo Sforza Cesarini e cattura un episodio storico che D’Azeglio aveva già illustrato precedentemente, riflettendo il suo interesse per scene di eroismo storico e letterario. D’Azeglio aveva scritto al duca esprimendo il proprio entusiasmo nel riprendere il tema, ritenendo appropriato per la famiglia Sforza possedere rappresentazioni della propria storia. L’opera è passata attraverso varie collezioni prima di essere esposta all’ARCA in Vercelli, tra queste quelle di Franco Di Castro e Luisa Laureati Briganti. Ha avuto onori in mostre significative e pubblicazioni sul Romanticismo, attestando il suo contributo alla pittura storica e paesaggistica nell’Italia romantica.
“Muzio Attendolo Sforza che lancia l’accetta sull’albero” cattura un episodio della vita di Muzio Attendolo Sforza, un condottiero italiano e fondatore della dinastia Sforza, in un momento di forza e determinazione, simboleggiato dall’atto di lanciare un’accetta verso un albero. Il paesaggio circostante, immerso in una luce atmosferica e dettagliata, funge da sfondo storico alla narrazione, evocando il senso di potenza e il destino della famiglia Sforza. Il quadro incarna così l’intreccio tra la narrazione storica e la maestria artistica di D’Azeglio, offrendo uno sguardo sul Romanticismo che valorizza l’espressione naturalistica e il sentimento patriottico dell’epoca.
La vita di Muzio Attendolo, nato nel 1369 a Cotignola in una famiglia di nobiltà rurale, prese una svolta decisiva quando, ancora giovane, decise di seguire un gruppo di mercenari, abbandonando la vita agricola. Questo atto impulsivo lo portò a unirsi alla compagnia di Alberico da Barbiano, che lo soprannominò “Sforza” per la sua forza. Divenne presto un condottiero di spicco, cambiando fedeltà tra varie città-stato italiane e combattendo in diverse battaglie significative, come quella di Casalecchio nel 1402. La sua carriera militare fu segnata da cambiamenti di alleanze e da momenti di tensione, inclusi conflitti con la regina Giovanna II di Napoli, che lo nominò Gran Connestabile del suo regno ma poi lo imprigionò a causa di gelosie alla corte. Fu liberato grazie all’intervento delle sue truppe e sposò Caterina Alopo, la sorella del suo avversario Pandolfello Alopo. La sua vita terminò tragicamente nel 1424, quando tentò di salvare un paggio durante l’attraversamento del fiume Pescara e annegò.
Massimo Taparelli d’Azeglio è stato un artista poliedrico: pittore, scrittore, e uomo politico. La sua pittura, in particolare, riflette un’epoca di transizione, segnando l’alba del Romanticismo in Italia. Nella sua opera, “Muzio Attendolo Sforza che lancia l’accetta sull’albero”, interpreta un momento simbolico della vita di Sforza, esprimendo attraverso la pittura la forza e la determinazione di questo personaggio storico. Il quadro è un esempio della capacità dell’artista di fondere paesaggio e narrazione storica, un approccio tipico del suo “paesaggio istoriato” che pone le vicende umane in un contesto naturalistico, unendo l’eroismo storico e letterario con una rappresentazione dettagliata della natura. Questa fusione di elementi crea una narrazione visiva ricca e stratificata, che trasmette non solo la storia di un singolo individuo ma anche l’essenza di un’epoca. Una corrente artistica che ha trovato terreno fertile in Italia durante il XIX secolo, dove D’Azeglio, influenzato dalla sua formazione sotto Martin Verstappen, ha saputo distillare nel suo stile il gusto per il dettaglio tipico del Nord Europa e un linguaggio visivo che risuona con echi del XVIII secolo.
La mostra “Il legno che canta”, nella quale è esposta fino al 7 gennaio 2024 l’opera “Muzio Attendolo Sforza che lancia l’accetta sull’albero” di Massimo Taparelli d’Azeglio, rende omaggio al maestro Angelo Gilardino, illustre compositore e chitarrista vercellese di fama internazionale e appassionato dell’arte pittorica dell’Ottocento. Questa mostra è il dialogo tra le arti visive e musica attraverso un percorso espositivo che unisce il patrimonio visivo del passato con l’eredità di liutai che hanno fatto storia, creando un’esperienza multisensoriale che celebra la ricchezza culturale italiana. Una mostra organizzata dalla Associazione Angelo Gilardino, presidente il celeberrimo chitarrista Marco De Santi, con l’apporto della collezione di quadri del gallerista Italo Segalini di Brescia e della collezione di chitarre storiche del liutaio Lorenzo Frignani.