Nell’ambito delle celebrazioni dedicate alla memoria del Maestro Angelo Gilardino, la cui opera ha impresso un indelebile segno nel repertorio chitarristico, la mostra “Il Legno che Canta” si presenta come un evento di particolare significato. Aperta fino all’8 gennaio 2024 a Vercelli, essa non è solo un’esposizione, ma un omaggio alla fusione tra la maestria artigianale e l’espressione artistica, una fusione che Gilardino ha sapientemente interpretato attraverso le corde della sua chitarra.
In questo contesto, il “Ritratto di dama con velo” di Federico Vinea assume una connotazione ancora più profonda. L’opera, con la sua raffinata rappresentazione di tessuti e sguardi, si fa portavoce di un’era in cui l’arte della pittura e quella della liuteria dialogavano attraverso la ricerca della perfezione e la passione per il dettaglio. La mostra, così, trasforma le sue sale in un ponte temporale che collega direttamente lo spettatore con il XVIII e il XIX secolo, periodi di transizione in cui si formò il patrimonio artistico di cui oggi riconosciamo il valore.
Il velo che adorna la figura nella tela di Vinea, così come le corde di una chitarra, sembra vibrare di un’invisibile melodia, suggerendo che l’arte visiva e quella musicale condividano una sottile ma potente lingua universale. La mostra, dunque, rende omaggio non solo al Maestro Gilardino ma anche all’arte che, in tutte le sue forme, supera i confini del tempo e dello spazio, lasciando un’impronta eterna sulla storia della cultura umana.
Il velo, dipinto con tale maestria da sembrare etereo e tangibile allo stesso tempo, avvolge la dama in un alone di mistero, quasi a proteggerla dall’esterno, ma lasciando intravedere la sua serena espressione. La scelta del soggetto e la tecnica impiegata da Vinea evocano la sensibilità di una società che, nel suo lento passaggio verso la modernità, non abbandonava la predilezione per il bello e per il finemente lavorato, valori condivisi tanto nella pittura quanto nell’arte liutaria.
L’arte di Vinea si colloca in un momento di fervore culturale, dove l’estetica del suono e quella visiva si intersecano. La mostra “Il Legno che Canta”, includendo questo ritratto, celebra tale intersezione, proponendo un dialogo fra le corde vibranti degli strumenti e i colori vibranti della tela. La dama ritratta potrebbe quasi essere immaginata in ascolto di un’aria da camera eseguita su uno degli strumenti presenti nella mostra, in una continuità armonica che lega le arti.
Nell’ambito della mostra, il ritratto di Vinea non è solo un’opera d’arte da contemplare, ma un elemento di un più ampio discorso sulle arti nella loro capacità di esprimere e suscitare emozioni, di raccontare storie senza parole, di incantare. E proprio come il legno degli strumenti, che sotto le mani sapienti del liutaio si anima di musica, così la tela sotto i tocchi di Vinea si anima di vita, di sguardi, di silenziose conversazioni.
Questa sinergia tra suono e colore, tra liuteria e pittura, risulta particolarmente toccante in questa mostra a Vercelli, dove il visitatore è invitato non solo a osservare ma a sentire, a immergersi in un’epoca dove l’arte era vissuta e percepita con tutti i sensi. “Il Legno che Canta” diviene così non solo una mostra, ma una esperienza, un viaggio sensoriale che, attraverso il ritratto di Vinea, ci permette di ascoltare il sottile suono della bellezza che attraversa i secoli.