Nel silenzio del mio studio, dove le prime luci dell’alba iniziano a danzare sulle pareti, il mio sguardo cade nuovamente sul post che avevo dedicato alla simbologia della mosca nella pittura rinascimentale e fiamminga. Quel testo, che aveva esplorato le pennellate di artisti celebri, ora sembra essere solo il preludio a una scoperta più personale e profonda, che trova la sua epifania nelle opere di Antonio Ligabue, il pittore istintivo la cui vita non fu mai sfiorata dalla cultura letterata.
I suoi autoritratti emergono dalla memoria, vividi e inquietanti. Nel primo, una mosca è posizionata con precisione sulla fronte, quasi a voler enfatizzare la visione interiore dell’artista, quasi un “terzo occhio”; nel secondo, un’altra si trova appena sotto la tempia destra e una terza sul collo, simboli forse involontari di un tormento interno.
Le mosche, ritratte con una cura che va oltre la semplice rappresentazione, suggeriscono una volontà di Ligabue di farle spiccare, di assegnare loro un ruolo che va oltre il decorativo. Questi piccoli dettagli potrebbero essere interpretati come la manifestazione di una mente che, sebbene non educata nel senso accademico, era acutamente sensibile e forse persino tormentata da visioni che sfuggono alla nostra comprensione.
Mi interrogo se dietro la scelta di includere questi insetti nelle sue opere ci sia stata l’influenza di antiche superstizioni, che vedevano nella mosca un simbolo di possessione demoniaca, o se piuttosto Ligabue avesse udito voci e miti che lo spinsero a rappresentarle. Chi vive in una realtà parallela spesso percepisce il mondo in maniera diversa, cogliendo sfumature che a molti rimangono celate.
Forse la presenza costante delle mosche nella sua vita quotidiana, segnata dalla povertà e dall’isolamento, lo ha ispirato in modo inconscio. Tuttavia, non si può escludere che vi fosse un intento più profondo, un richiamo a qualcosa di mistico e spirituale che trascende la nostra esperienza terrena.
La perplessità si insinua, lasciando un velo di mistero su questi autoritratti. Gli interrogativi rimangono aperti, come finestre su un paesaggio nascosto, invitando chi osserva a cercare risposte che forse giacciono solo nel cuore turbolento di Ligabue.