Durante una mia visita alla maestosa mostra dedicata ad Andrea del Verrocchio presso Palazzo Strozzi a Firenze, ho avuto l’onore di ammirare una delle opere più straordinarie del Rinascimento: il suo celebre David in bronzo. Questa scultura, realizzata con una tecnica raffinata e innovativa per l’epoca, vede il corpo del giovane eroe biblico modellato in un’unica gettata, mentre la testa di Golia venne fusa separatamente, una particolarità che testimonia l’elevata perizia tecnica del Verrocchio.
L’attribuzione temporale del David e l’identità del committente sono argomenti ancora dibattuti tra gli studiosi. Tuttavia, molti concordano che la statua sia stata commissionata dai potenti Medici, come confermato da un elenco redatto nel 1496 da Tommaso Verrocchio, che menziona come l’opera fosse ancora in attesa di pagamento. Anche il celebre biografo Giorgio Vasari, con il suo fondamentale trattato Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori, suggerisce una datazione posteriore a un viaggio che Verrocchio fece a Roma nei primi anni del 1470. Un viaggio che, senza dubbio, lo espose a nuovi modelli di bellezza e monumentalità classica.
Nonostante l’incertezza sulla data di creazione, è noto che la statua del David fu venduta dai figli di Piero de’ Medici, Lorenzo e Giuliano, alla Signoria di Firenze nel 1476 per 150 fiorini. L’opera venne inizialmente collocata presso la Sala dei Gigli di Palazzo Vecchio, per poi attraversare un lungo peregrinare, passando da un deposito all’altro, e subendo persino una temporanea identificazione errata: si pensò addirittura che fosse una rappresentazione del dio Marte, complici la perdita e la separazione dalla testa di Golia.
Soltanto nel 1825 il David fu definitivamente riconosciuto come tale, attribuendo l’opera al Verrocchio, e collocandola presso il Museo del Bargello, dove oggi possiamo ammirarla in tutto il suo splendore, finalmente riunita con la testa del gigante abbattuto. La scultura, con il suo sguardo fiero e il sorriso appena accennato, si impone per la perfezione anatomica e la straordinaria capacità dell’artista di infondere nel bronzo quel senso di giovinezza e potenza interiore che fanno di David il simbolo per eccellenza della lotta per la libertà.
Il David di Verrocchio, infatti, non è soltanto un capolavoro artistico, ma un manifesto politico della Repubblica Fiorentina, che fin dall’inizio del Quattrocento aveva scelto la figura di David come emblema della resistenza contro i nemici esterni e della difesa della libertà civica. Questo giovane guerriero, rivestito di una corta corazza e con la spada in mano, rappresenta la Firenze che, con la sua intelligenza e il suo coraggio, si erge contro i tiranni.
Il modellato del corpo di David, anatomicamente perfetto, rivela l’influenza dell’antichità classica, ma anche l’attenzione di Verrocchio verso i dettagli psicologici, qualità che trasmise anche al suo celebre allievo, Leonardo da Vinci. C’è chi sostiene, infatti, che il volto del giovane eroe ricordi proprio i tratti del giovane Leonardo, all’epoca apprendista presso la bottega del maestro.
Un aspetto curioso che merita di essere sottolineato è legato alla spada impugnata da David, un gladio in ferro aggiunto in epoca successiva, che non si trova nella posizione originaria. Oggi, infatti, è fissato in modo approssimativo nel palmo della mano, un dettaglio che evidenzia le modifiche subite dalla scultura nel corso dei secoli. Anche la testa di Golia, come suggerito da alcuni studiosi, non doveva essere collocata ai piedi dell’eroe, ma separatamente, su un diverso basamento, ipotesi che spiegherebbe la sua temporanea scomparsa.
Nonostante tutte le modifiche e i misteri che avvolgono quest’opera, il David di Verrocchio rimane un esempio sublime di come la scultura possa raccontare non solo la storia di un’epoca, ma anche il carattere di un’intera città. Le sue linee fluide, le numerose prospettive da cui si può ammirare la figura, riflettono l’abilità del maestro nel creare una scultura che si espande nello spazio, invitando l’osservatore a contemplarla da ogni angolazione.
Come me, che ho avuto la fortuna di girarci attorno più volte, consiglio a chiunque visiti questa mostra di prendersi il tempo di osservare l’opera da ogni punto di vista. Il David di Verrocchio ha quella rara capacità di suscitare emozioni sempre nuove, a ogni sguardo. Un capolavoro che non smette mai di raccontare la sua storia e quella di Firenze, la città della libertà e dell’arte.
Marco Mattiuzzi