In un recente incontro letterario organizzato dal FAI giovani di Vercelli, il professore Francesco Toniolo ha proposto un tema insolito e affascinante: “Dante Alighieri, il primo videogamer”. Se si è mai immaginato Dante con un joystick in mano, questa potrebbe sembrare un’associazione bizzarra. Ma, esaminando la struttura dell’Inferno di Dante e comparandola con quella dei videogiochi, si scopre un intrigante parallelismo.
Se prendiamo in esame la struttura dell’Inferno di Dante, vediamo che questa è composta da una serie di cerchi, ognuno dedicato alla punizione di un peccato diverso. Questi cerchi possono essere accostati ai vari livelli dei video giochi. Il “giocatore”, Dante, deve attraversarli affrontando una serie di prove fino a raggiungere l’ultimo livello. Qui trova il “boss finale”, nel caso della Divina Commedia questo è Satana in persona; deve sconfiggerlo per terminare il suo viaggio, il suo “gioco”. Ogni livello che affronta è ovviamente più difficile del precedente, questo richiede a Dante di fare appello a tutte le sue risorse – fisiche, intellettuali e spirituali – per superarlo.
Questo è notevolmente simile alla struttura dei videogiochi. Riflettiamo, per esempio, sul noto Super Mario: la somiglianza è francamente impressionante. In questo celeberrimo gioco, il giocatore deve superare una sequenza di livelli, ognuno disseminato da ostacoli che lo caratterizzano e nemici sempre più agguerriti. Lo scontro finale con Bowser sarà l’epigono di questa avventura. Questo schema non è certo estraneo neppure nei videogiochi più moderni, come Dark Souls: qui, ogni livello si configura come un enigmatico labirinto di sfide potenzialmente fatali, richiedendo al giocatore un affinamento continuo delle proprie abilità per avanzare nel gioco.
Un altro parallelismo riguarda la narrazione. In entrambi i casi, la storia si sviluppa attraverso l’azione e l’esplorazione. Nell’Inferno di Dante, ogni cerchio rivela una nuova parte della visione dantesca dell’aldilà. Una discesa progressiva a livelli sempre più ostici, che comporta anche una riflessione sulle conseguenze dei peccati umani. Similmente nei videogiochi, la trama si svela man mano che il giocatore avanza, spesso attraverso dialoghi, scoperte e interazioni con altri personaggi.
Infine, sia nell’Inferno che nei videogiochi, c’è un forte elemento di “riprova”. Dante, nonostante le difficoltà che incontra, prosegue il suo viaggio deciso a raggiungere la sua meta. Nei videogiochi, la possibilità di “riprovare” dopo un fallimento è un elemento chiave: il giocatore impara dai propri errori, affina le proprie abilità e persiste fino a superare il livello.
La proposta del professore Toniolo, quindi, non è così strana come potrebbe sembrare. Certo, Dante non aveva accesso a un computer, tanto meno a un videogioco. Ma la sua visione dell’Inferno ha molti elementi in comune con il medium dei videogiochi, tanto da poter essere considerato, in un certo senso, un precursore di esso.
E, chissà, potrebbe arrivare il giorno in cui un videogioco riproduca fedelmente l’Inferno di Dante. L’occasione di navigare attraverso i nove cerchi dell’Inferno, confrontandoci con la visione di Dante sul peccato e la redenzione stando tranquillamente seduti davanti al proprio computer, sarebbe un’avventura veramente indimenticabile. Nel frattempo, continueremo il nostro viaggio nei vari mondi virtuali proposti dai videogiochi, con la consapevolezza che, in un certo modo, stiamo percorrendo il sentiero tracciato dal grande poeta italiano.