“Alice nel Paese delle Meraviglie” di Lewis Carroll rimane una pietra miliare della letteratura infantile, una storia che intrattiene e affascina non solo i giovani lettori ma anche gli adulti. All’interno dell’immaginario del romanzo, un particolare insieme di personaggi – il Cappellaio Matto, la Lepre Marzolina e il Ghiro – si distingue per il suo comportamento singolare e bizzarro, invitando ad un’analisi psicologica profonda.
Iniziamo con l’eccentrico Cappellaio Matto. Egli incarna la quintessenza della follia, caratterizzato da un comportamento disordinato e delirante. Da un punto di vista psicologico, le sue maniere possono essere interpretate come manifestazioni di una forma di psicosi, un disturbo caratterizzato da allucinazioni e comportamenti incoerenti. È degno di nota come l’uso di mercurio, comune nell’industria del cappello del 19° secolo, potesse causare sintomi di intossicazione tra cui instabilità emotiva, allucinazioni e perdita di coordinamento fisico – una possibile spiegazione storica del suo stato perpetuo di “pazzia”.
Poi c’è la Lepre Marzolina, il cui comportamento appare intriso di ansia e ossessioni. La sua condizione perenne di “ora del tè” e l’incessante ciclo di attività potrebbero riflettere una condizione di disturbo ossessivo-compulsivo (OCD). L’OCD è un disturbo d’ansia caratterizzato da pensieri o azioni ricorrenti, e la ritualistica “ora del tè” della Lepre potrebbe essere vista come una manifestazione simbolica di tale condizione.
Infine, c’è il Ghiro, un personaggio spesso sopito che sembra soffrire di una forma di ipersonnia o narcisismo. La sua tendenza a narrare storie senza alcuna logica o coerenza potrebbe inoltre suggerire un disturbo dell’attenzione.
Tuttavia, la profondità di “Alice nel Paese delle Meraviglie” trascende l’analisi psicologica dei suoi singoli personaggi. Carroll, attraverso la sua narrativa, potrebbe aver cercato di rappresentare le diverse facce della personalità umana e le varie modalità con cui gli individui affrontano e interpretano il mondo. Questa rappresentazione potrebbe includere l’uso di difese psicologiche, come il negazionismo (il rifiuto della realtà), la proiezione (attribuire agli altri i propri sentimenti indesiderati) e la formazione reattiva (esprimere il contrario di ciò che si sente realmente).
In ultima analisi, “Alice nel Paese delle Meraviglie” non è solo un viaggio nel fantastico, ma anche un viaggio attraverso la psiche umana. I personaggi bizzarri e le loro azioni strane rappresentano un riflessione sulle varie facce del comportamento umano, sui modi in cui affrontiamo il mondo e sulle complesse dinamiche del nostro io psicologico. Lewis Carroll, con la sua brillante pennellata letteraria, ci offre un ritratto di un mondo che è tanto fantastico quanto profondamente umano.