Iniziamo dal principio, delineando il perimetro di ciò che stiamo per discutere. Cosa si intende con l’espressione “letteratura di genere” e cosa invece racchiude la definizione di “letteratura seria”?
La letteratura di genere, come suggerisce il nome stesso, si riferisce a libri che rientrano in categorie specifiche, o “generi”, come il giallo, il fantasy, il romance, la science fiction, l’horror, il thriller. Questi libri tendono a seguire regole e strutture narrative ben definite, dando al lettore una chiara aspettativa di ciò che troverà.
La letteratura seria, o letteratura “alta”, si riferisce ai lavori che trattano temi profondi e universali, che indagano la condizione umana in tutti i suoi aspetti, non vincolati da linee guida o aspettative di genere. Questa categoria include i classici della letteratura, le opere dei vincitori del premio Nobel, e romanzi che vengono spesso definiti “letterari”.
Il dibattito tra letteratura di genere e letteratura seria si svolge da decenni, con appassionati su entrambi i fronti. Molti sostenitori della letteratura seria vedono i libri di genere come “meno importanti”, o “di minore qualità”, affermando che questi ultimi siano troppo leggeri, prevedibili, commerciali. Al contrario, gli appassionati di letteratura di genere affermano che la letteratura seria può essere troppo astratta, elitaria, e distante dalla realtà della maggior parte dei lettori.
Questa dicotomia è davvero così netta? O potrebbe essere piuttosto una costruzione, un riflesso delle nostre percezioni culturali piuttosto che una realtà oggettiva?
Se ci fermiamo a riflettere, notiamo come molte delle opere più celebrate della letteratura mondiale in realtà abbraccino elementi di genere. Prendiamo, ad esempio, “1984” di George Orwell, una delle opere più influenti del XX secolo. Nonostante sia universalmente riconosciuto come un capolavoro letterario, “1984” è innegabilmente un romanzo di fantascienza, con la sua visione distopica del futuro. Il “Signore degli Anelli” di J.R.R. Tolkien, pur essendo l’epitome del genere fantasy, esplora temi universali come la guerra, il potere, l’amicizia, e la perdita, ed è ampiamente studiato nelle università.
Un altro esempio illuminante di questa intersezione tra letteratura di genere e letteratura seria è la popolare saga di “Harry Potter” di J.K. Rowling. Sebbene etichettata come letteratura per bambini o giovani adulti, e indiscutibilmente appartenente al genere fantasy, “Harry Potter” ha dimostrato di avere un impatto culturale e letterario duraturo e di vasta portata.
Le tematiche affrontate nel corso dei sette libri sono profonde e complesse, abbracciando questioni come l’adolescenza e la crescita, la morte e il lutto, il coraggio, l’amore, il sacrificio, la discriminazione, il potere e la corruzione. L’evoluzione dei personaggi, la complessità della trama, l’abilità nel creare un mondo coeso e dettagliato, la sottile allegoria politica, rendono “Harry Potter” molto più di una semplice serie di storie per ragazzi.
Inoltre, nonostante la saga di Harry Potter possa essere letta e apprezzata come un’avventura appassionante, chiunque abbia letto attentamente sa che, tra le linee, J.K. Rowling solleva domande esistenziali e moralmente complesse che stimolano il pensiero critico. Non è forse questo uno degli obiettivi della “grande letteratura”?
Questi esempi ci suggeriscono che l’arte non riconosce barriere rigide tra “serio” e “di genere”, e che un libro può essere allo stesso tempo un’opera di genere e una seria indagine sulla condizione umana.
Non solo, ma a un’analisi più approfondita, la stessa definizione di “letteratura seria” si rivela problematica. Se consideriamo la “letteratura seria” come quella che affronta temi universali e profondi, chi stabilisce quali temi siano “universali” e quali no? Non è forse vero che ogni persona ha una sua personale visione del mondo, e che quindi anche i temi apparentemente “leggeri” possono rivelarsi “universali” a seconda del punto di vista?
Inoltre, la nozione di “letteratura seria” sembra presupporre un grado di superiorità intellettuale che rischia di alienare i lettori. La letteratura, in tutte le sue forme, dovrebbe essere accessibile a tutti, e non esclusiva o elitaria.
D’altro canto, la letteratura di genere non è esente da critiche valide. Molti libri di genere possono cadere nel tranello di seguire formule narrative troppo strette, risultando prevedibili e poco originali. Ma anche qui, dobbiamo fare attenzione a non generalizzare. Molti autori di genere, come Stephen King nel thriller o Neil Gaiman nel fantasy, hanno dimostrato come sia possibile esplorare temi profondi e complessi all’interno delle strutture di genere.
In conclusione, il dibattito tra letteratura di genere e letteratura seria, se esaminato attentamente, si rivela una falsa dicotomia. Entrambi i tipi di letteratura hanno i loro meriti e le loro debolezze, e possono coesistere armoniosamente. Piuttosto che etichettare i libri come “seri” o “di genere”, sarebbe più utile valutare ogni libro per i suoi meriti individuali, la sua originalità, la sua capacità di emozionare e ispirare, indipendentemente dal genere in cui si colloca.
Inoltre, i lettori dovrebbero essere liberi di leggere ciò che amano, senza sentirsi in colpa o inferiori per le loro scelte. Dopo tutto, l’arte non dovrebbe essere una competizione, ma un’esplorazione, una celebrazione della diversità umana e dell’immaginazione.