Audio di approfondimento tratto dalla rubrica “Pillole d’Arte” di Radio Cyberspazio
La Calunnia di Apelle: Un’Allegoria Universale che Attraversa i Secoli
All’inizio del XV secolo, Guarino da Verona, eminente poeta e umanista, riaccese l’interesse per un antico testo greco. Traducendo in latino il trattato “Calumniae non temere credendum” di Luciano di Samosata, un’opera dimenticata per secoli, Guarino offrì al mondo umanista un gioiello di etica e stile. Questo testo, concepito nel II secolo d.C., trovò nuova vita grazie alla sua traduzione e diventò un ponte tra l’antichità classica e l’arte rinascimentale.
Luciano descriveva, con raffinata retorica, il dipinto del leggendario pittore greco Apelle di Efeso, artista di corte di Alessandro Magno. Nel dipinto, il tema della calunnia prendeva forma attraverso figure allegoriche, veicolando un messaggio morale di straordinaria potenza visiva. L’opera di Apelle, però, non era solo un’immagine: era una narrazione per immagini di un’esperienza autobiografica che svelava l’amara conseguenza delle false accuse.
Il Racconto Allegorico di Apelle
Il dipinto, descritto con ricchezza di dettagli da Luciano, rappresentava il re Tolomeo con orecchie d’asino, simbolo della sua facilità a farsi influenzare da consiglieri meschini. Intorno a lui si trovavano figure emblematiche: Ignoranza e Sospetto sussurravano ai suoi orecchi, mentre Maldicenza, assistita da Invidia, conduceva un innocente alla condanna. Ma a fianco di queste forze distruttive, emergevano figure redentrici come il Tempo e la Verità, che riportavano giustizia e chiarezza.
La vicenda si intrecciava con la biografia di Apelle, accusato ingiustamente dal rivale Antifilo di aver complottato contro il re. Solo grazie al coraggio di un compagno di prigionia, la verità venne alla luce, restituendo all’artista il suo onore.
L’Eredità di Luciano: Da Botticelli a Maerten de Vos
La traduzione di Guarino non solo riaccese l’interesse per Luciano ma ispirò profondamente il Rinascimento. Leon Battista Alberti, nel suo celebre trattato “De Pictura”, invitò gli artisti a riscoprire i testi antichi come fonte d’ispirazione, includendo proprio la descrizione della Calunnia di Apelle. Questo tema, con la sua carica morale ed estetica, divenne un terreno fertile per artisti come Sandro Botticelli e Raffaello Sanzio, che lo reinterpretarono con maestria.
Un esempio significativo si ritrova nel dipinto fiammingo di Maerten de Vos, che espose le figure allegoriche con straordinaria teatralità e intensità cromatica. Realizzata nel 1594 e oggi celebrata per la sua capacità evocativa, l’opera evidenzia la diffusione di questa tematica oltre i confini italiani, trovando eco in molteplici contesti culturali.
Un Monito Contemporaneo
La Calunnia di Apelle non è solo un’illustrazione del passato, ma un messaggio senza tempo. L’immagine del re con le orecchie d’asino ricorda i pericoli di una mente facilmente manipolabile, un avvertimento che oggi potrebbe essere rivolto a chi cade vittima delle fake news. Nel frastuono digitale del XXI secolo, le allegorie di Apelle ci invitano a riflettere sull’importanza della verità e del discernimento.
Attraverso il dialogo tra antico e moderno, questo tema artistico ci offre uno specchio in cui rileggere la nostra società, con la speranza di non somigliare mai troppo a quel re, incerto e distratto, che presta ascolto solo alle voci dell’ignoranza.
Marco Mattiuzzi
——————
Le mie opere su Invyartgallery: https://www.invyartgallery.it
I miei libri su Amazon: https://www.mattiuzzi.net/book