L’influenza della sessualità nell’arte: tra muse, modelle e cortigiane

Dalle prostitute medievali alle cortigiane rinascimentali, il rapporto tra artista e modella ha plasmato capolavori senza tempo
Presunto ritratto di Veronica Franco, attribuito alla scuola del Tintoretto, o da alcuni a Jacopo Robusti o Domenico Robusti (Tintoretto), catalogato dal Worcester Art Museum come Ritratto di signora
Presunto ritratto di Veronica Franco, attribuito alla scuola del Tintoretto, o da alcuni a Jacopo Robusti o Domenico Robusti (Tintoretto), catalogato dal Worcester Art Museum come Ritratto di signora

L’influenza della sessualità nell’arte: tra muse, modelle e cortigiane

Sì, lo sappiamo, la sessualità è una costante nella vita umana, non esattamente un argomento da trattare con leggerezza, ma neanche da ignorare. Se c’è una cosa che l’arte ci ha insegnato, è che tutto, ma proprio tutto, può trovare una forma di espressione. E quando parliamo di artisti, beh, stiamo parlando dei re delle emozioni! Quindi, non sorprende che la sessualità, in tutte le sue sfumature, permei il loro lavoro, coscientemente o meno.

Immaginiamo di essere un pittore del Rinascimento, diciamo Tintoretto, e dobbiamo ritrarre una figura umana. Cosa facciamo? Ci limitiamo a mettere insieme un collage mentale di corpi visti qua e là, o magari ci rivolgiamo a una fotografia? Certo, oggi potremmo farlo, ma nell’epoca d’oro della pittura, l’unico modo per catturare davvero l’essenza di un corpo era farlo posare. E qui entra in scena la figura del modello, o più frequentemente della modella, sia vestita che nuda.

Naturalmente, non è che tutti gli artisti avessero a disposizione schiere di muse ispiratrici pronte a spogliarsi su comando. Alcuni si accontentavano di un rapido schizzo mentale, una fotografia anticipata dallo sguardo. Ma spesso, la necessità di un modello era imprescindibile. Ed ecco che troviamo la sottile differenza, o forse meno sottile di quanto si pensi, tra una semplice prostituta e una cortigiana. Ah, sì, perché non tutte le modelle erano cortigiane, ma quando lo erano, la questione diventava molto più interessante.

Le tentazioni di Sant’Antonio Abate, di Jacopo Robusti detto il Tintoretto
Le tentazioni di Sant’Antonio Abate, di Jacopo Robusti detto il Tintoretto
Particolare del dipinto “Le tentazioni di Sant’Antonio Abate” del Tintoretto
Particolare del dipinto “Le tentazioni di Sant’Antonio Abate” del Tintorett

Prostitute e cortigiane: tra arte e sensualità

La prostituta, spieghiamolo chiaramente, è colei (o colui, in omaggio alla parità di genere) che offre piaceri carnali in cambio di denaro, niente di più, niente di meno. La cortigiana, tuttavia, gioca su un altro livello. Unisce il piacere fisico con doti di grazia, eleganza e cultura. Queste donne non erano semplici corpi, ma veri e propri fenomeni culturali. Immaginatevi: studiare i classici, magari in latino, suonare strumenti musicali e partecipare a vivaci conversazioni intellettuali, tutto mentre si accavalla una gamba in modo seducente.

Per secoli, artisti e cortigiane hanno avuto una relazione stretta, e non solo per il loro uso come modelle. Dal Rinascimento in poi, il loro fascino era innegabile. E qui spunta fuori una delle cortigiane più celebri: Veronica Franco. Questa donna non solo posò per grandi artisti, ma si guadagnò un posto di rilievo tra l’élite intellettuale della Venezia del XVI secolo. Veronica, amata anche dal Tintoretto, potrebbe aver prestato il suo viso a figure femminili tentatrici nelle opere dell’artista, come nel celebre “Le tentazioni di Sant’Antonio Abate” e nel dipinto “Danae”, dove la vediamo nuda.

Ma non pensate che fosse solo il suo corpo a ispirare. Veronica scriveva poesie, cantava, suonava. Era un’artista nel vero senso della parola, capace di mescolare sensualità e intelletto in un modo che avrebbe fatto arrossire persino l’Inquisizione. E infatti ci provò, l’Inquisizione, a fermarla, accusandola di stregoneria. Tuttavia, anche in tribunale, Veronica seppe uscirne a testa alta, dimostrando che una cortigiana poteva essere tanto pericolosa quanto affascinante.

Dama che si scopre il seno, di Jacopo Robusti, detto il Tintoretto
Dama che si scopre il seno, di Jacopo Robusti, detto il Tintoretto

Sessualità e arte: un connubio inscindibile

Ma torniamo all’arte. Gli artisti non erano attratti solo dal corpo fisico delle loro muse, ma da tutto quello che esse rappresentavano: potere, mistero, e quella scintilla intellettuale che si accendeva nel dialogo con donne come Veronica Franco. Le cortigiane non erano solo oggetti di desiderio, ma vere e proprie collaboratrici, sebbene non riconosciute come tali dalla storia ufficiale.

Dal Medioevo, dove il corpo umano era solo un simbolo idealizzato, all’esplosione rinascimentale del realismo e dell’esaltazione del corpo, l’arte ha sempre flirtato con la sensualità. Non solo come strumento di vendita (dopotutto, il sesso vende da sempre!), ma come un ponte verso la comprensione più profonda delle emozioni umane.

Se guardiamo alla figura della cortigiana, ci rendiamo conto che il suo ruolo non era solo quello di musa passiva. Anzi, spesso influenzava direttamente l’opera dell’artista, non solo con la sua bellezza, ma con le sue parole, le sue idee, la sua cultura. In un certo senso, possiamo dire che le cortigiane erano le vere curatrici delle opere che ispiravano, molto prima che il termine avesse un’accezione moderna.

Danae, di Jacopo Robusti detto il Tintoretto
Danae, di Jacopo Robusti detto il Tintoretto

Conclusione: Il corpo come veicolo artistico

In conclusione, la sessualità nell’arte non è un aspetto secondario o marginale, ma una componente centrale. Le muse e le modelle, che fossero prostitute, cortigiane o semplici donne dell’epoca, hanno lasciato un segno indelebile nei capolavori artistici. La loro bellezza non era solo esteriore, ma anche intellettuale e, oserei dire, spirituale.

Quindi, la prossima volta che vi troverete davanti a un’opera del Tintoretto o di qualsiasi altro maestro del Rinascimento, pensate alla donna dietro il dipinto. Chi era? Cosa pensava? E soprattutto, in che modo ha influito non solo sul pennello dell’artista, ma sulla sua mente?

Marco Mattiuzzi

By Marco Mattiuzzi

Artista poliedrico, ex docente e divulgatore, ha dedicato anni all'arte e alla comunicazione. Ha insegnato chitarra classica, esposto foto e scritto su riviste. Nel settore librario, ha promosso fotografia e arte tramite la HF Distribuzione, azienda specializzata nella vendita per corrispondenza. Attualmente è titolare della CYBERSPAZIO WEB & STREAMING HOSTING. Nel 2018 ha creato il gruppo Facebook "Pillole d'Arte" con oltre 65.000 iscritti e gestisce CYBERSPAZIO WEB RADIO dedicata alla musica classica. Collabora con diverse organizzazioni culturali a Vercelli, tra cui Amici dei Musei e Artes Liberales.
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